Putin in Piazza Rossa per il 75esimo anniversario del Giorno della Vittoria (foto LaPresse)

La piazza di Putin

Micol Flammini

Il virus ha rimpicciolito la parata. L’assenza dei leader importanti e i pochi moscoviti per le strade

Roma. La pandemia aveva posticipato due eventi molto importanti in Russia. Importanti per il presidente Vladimir Putin, importanti per capire il futuro della nazione. Il primo evento a saltare era stato il referendum del 22 aprile sulle riforme costituzionali, quelle che, tra le altre cose, darebbero la possibilità al presidente di ricandidarsi per il 2024. Il secondo era la parata militare del 9 maggio per i 75 anni dalla vittoria contro il nazismo, che si è svolta mercoledì. C’erano i carri armati, c’erano i soldati, c’era la Piazza Rossa imponente, c’erano i veterani e c’era il sole. C’era anche il Covid-19 che nonostante la fine di tutte le restrizioni in Russia continua a essere molto presente, i contagiati sono più di seicentomila e venti città si sono rifiutate di organizzare la parata, che ha il suo palcoscenico principale a Mosca, ma prevede tanti eventi più piccoli in altre parti della Russia. Putin aveva immaginato un evento grandioso, aveva invitato leader internazionali, Donald Trump, Emmanuel Macron, Xi Jinping, che avrebbero dovuto guardare dagli spalti la forza dell’esercito russo. Il presidente americano aveva declinato l’invito già prima della pandemia, Macron e Xi invece lo hanno fatto per la pandemia. Putin si è dovuto accontentare del solito Aleksandar Vucic, il presidente serbo, del bielorusso Lukashenka, dei presidenti di Moldavia, Abkhazia e Uzbekistan – quello del Kirghizistan si è dovuto mettere in isolamento appena arrivato a Mosca – che non hanno potuto dare all’evento la rilevanza internazionale che il Cremlino sperava.

  

Lo scorso fine settimana il presidente aveva pubblicato un articolo sul National Interest in cui accusava i paesi occidentali di non voler riconoscere alla Russia il sacrificio fatto durante la Seconda guerra mondiale. Era un articolo duro e accusatorio, ma mercoledì Putin ha scelto altri toni, riservati, pacati, quasi concilianti, pur sottolineando che la “vittoria del bene sul male” si deve all’Armata rossa, mentre sedeva al fianco dei veterani che per poter essere presenti avevano dovuto fare due settimane di quarantena, bisognava essere sicuri che non infettassero il presidente durante questa parata apparsa un po’ sottotono, in una Mosca che non ha partecipato come gli altri anni all’evento: il sindaco Sobyanin aveva chiesto ai cittadini di rimanere a casa. La paura del virus ha ridimensionato un evento pensato per essere grandioso.

 

La parata – organizzata mercoledì perché al presidente piacciono le date simboliche e la prima parata per la vittoria era stata organizzata da Stalin proprio il 24 giugno, e quel giorno pioveva – era stata immaginata anche per lanciare l’altro evento che il presidente aveva dovuto posticipare a causa della pandemia: il referendum. I russi inizieranno a votare da oggi online e i seggi saranno aperti il primo luglio. E anche qui, tanto dipenderà dal coronavirus.

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