L'amore adulto dell'Ue
Merkel e Macron si vedono (dal vivo!) per dividersi il lavoro sul Recovery fund. Com’è cambiato il loro rapporto, come convinceranno i frugali e il terzo incomodo di nome Trump
Lunedì Angela Merkel riceverà Emmanuel Macron nella residenza estiva di Mesenberg, il palazzo barocco a una settantina di chilometri da Berlino che il governo tedesco ha preso in affitto nel 2004 – dalla Fondazione Messerschmitt, al prezzo simbolico di un euro l’anno – e che è una delle sedi più amate dalla cancelliera. Nel 2018 la Merkel e Macron siglarono una dichiarazione d’intenti che era una road map per le riforme dell’Unione europea: c’erano tutti i cantieri aperti, dall’unione monetaria e fiscale alla difesa comune, e c’era ancora una grande sintonia tra la cancelliera e il presidente francese – non la magia del primo incontro, ma pur sempre una scintilla accesa. Poi i rapporti pur formalmente cortesi si sono guastati: il cuore franco-tedesco non ha smesso di battere, non smette mai per quanto molti altri paesi europei ci sperino spesso, ma le divergenze sono diventate evidenti. Nelle chiacchiere che abbiamo fatto con commentatori ed esperti europei sono emerse molte di queste divergenze, di metodo e sostanza, che hanno contribuito a rallentamenti, divisioni, decisioni rimandate – è lo zoppichìo europeo che fa ammattire gli europeisti. Oggi l’incontro a Mesenberg ha tutto un altro sapore e significato: l’Europa si è trasformata in pochissimi mesi, sono cambiate priorità e urgenze, è cambiata – rivoluzionata – la stessa Merkel che di fronte all’emergenza del Covid ha messo via le sue convinzioni di gestione dei soldi interni all’Ue e ha abbracciato la Francia di Macron, e la mutualizzazione del debito.
Il presidente francese ha avviato una charme offensive con il nord, soprattutto con l’Olanda, e cerca di costruire credibilità al sud
Un “bonbon” per i frugali
Il presidente francese vuole portare i quattro paesi frugali – Paesi bassi, Austria, Svezia e Danimarca – alla conversione filosofica cui ha portato la Merkel (non lo ha fatto da solo ovviamente, ci sono state altre pressioni e altri eventi). L’Opinion ha pubblicato un articolo in occasione della visita di Macron al premier olandese Mark Rutte, martedì sera all’Aia in cui spiega la strategia francese. Mathieu Solal, autore dell’articolo, dice che la missione è molto difficile perché l’opposizione dei frugali “va al di là della razionalità economica: questi capi di governo di coalizioni in cui sono minoranza – tranne che in Austria – devono gestire la pressione dei partiti euroscettici. Nei Paesi Bassi, il 61 per cento della popolazione è contrario al piano della Commissione, il 4 per cento dà un consenso pieno”. Secondo l’esperto Lain Begg della London School of Economics, bisogna trovare un “bonbon” che convinca Paesi Bassi e Austria, i più duri dei frugali. Con Svezia e Danimarca, sostiene Begg, “il discorso della solidarietà può funzionare”, ma con gli altri no. Si tratta di trovarlo, questo “bonbon”, che ha la forma più prosaica del rebate (lo sconto) ma che ancora non sembra sufficiente. Nell’incontro di martedì – una cena senza giacca e a non eccessiva distanza – Macron ha voluto sottolineare la convergenza: nelle charme offensive si fa così, si sottolineano i punti in comune. E il punto di contatto è la “fibra europea”, quell’appartenenza che alla fine mette tutti d’accordo. In realtà, oltre che agli sconti, gli olandesi guardano a come saranno utilizzati i soldi del Recovery fund. In questo caso Macron deve farsi portavoce dei paesi che sono stati più colpiti dal Covid e che quindi riceveranno più fondi.
Chi garantisce per il fronte sud
Nella ripartizione dei compiti con la Merkel, al presidente francese tocca quello di farsi garante del sud dell’Europa. Dell’Italia e della Spagna soprattutto. Le richieste sono esplicite, il ministro degli Esteri olandese, Stef Blok, è stato molto diretto dopo il suo incontro, sempre martedì, con il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e il ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola: “Ogni pacchetto di ripresa deve essere fondato sulla base di un’economia più competitiva e finanze pubbliche più sostenibili”. Si tratta in sostanza di dire come si spenderanno i fondi europei perché, come dice Blok, “vogliamo evitare di ritrovarci attorno a un tavolo il prossimo anno nuovamente con problemi finanziari”.
Suo malgrado, il presidente americano aiuta il cuore franco-tedesco. E’ iniziata la geopolitica della compensazione
“Tutto quello che tocca diventa merda”
Suo malgrado, anche Donald Trump ha contribuito all’amore adulto tra Macron e la Merkel. Nessuno va più d’accordo con il presidente americano e molte relazioni diplomatiche sono diventate una compensazione, lezioni di sopravvivenza senza l’America. La Merkel si trova a discutere persino di truppe dislocate, per non parlare delle possibili rappresaglie commerciali. Ma anche con Macron le cose non vanno bene. Il presidente francese aveva iniziato molto bene, la magia dell’inizio valeva anche per il rapporto transatlantico. Poi tutto si è deteriorato, e le possibilità di ripresa sono invero molto basse. A dare le parole a questa rottura è arrivato John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza di Trump autore di un libro – “The Room Where It Happened” – sul suo capo e sulla politica estera americana. Bolton cita una frase che Trump ha detto su Macron: “Tutto quello che tocca diventa merda”. Era l’8 agosto del 2019, e va detto che Bolton era d’accordo con Trump perché Macron stava tentando un salvataggio dei rapporti con l’Iran a cui Bolton era molto contrario. Un altro episodio gustoso riguarda il vertice del G7 del 2018, in Canada (quello in cui Trump andò via prima, arrabbiatissimo: nella classifica trumpiana, Macron è precipitato al livello infimo del premier canadese Justin Trudeau), quando Trump dice che “l’Europa è peggio della Cina, solo più piccola”. Il mese successivo, al vertice della Nato a Bruxelles, Trump incontra Macron e lo accusa di divulgare le loro conversazioni private. “Macron nega con un gran sorriso – scrive Bolton – Trump con un grande sorriso si volta verso Mattis (allora segretario alla Difesa, ndr), come per dire che lui sa benissimo da dove vengono le continue indiscrezioni”.
E se lasciamo fuori gli americani?
Non c’è accordo sulla riapertura delle frontiere esterne ai cittadini americani. Le liste che circolano e la decisione tormentata
Quello che pensavamo
Una ricerca europea sfata tre miti e dice che non è vero che la pandemia ha rafforzato sovranisti ed euroscettici
Quello che penseremo
Ivan Krastev e Mark Leonard hanno anche identificato tre gruppi principali di elettori europei, a seconda di come le persone si aspettano di vivere dopo la pandemia. Ci sono i New Cold Warriors, che sono il 15 per cento degli intervistati e sono coloro che si ritroveranno a vivere in un mondo bipolare, con gli Stati Uniti da una parte e la Cina con Russia e Iran dall’altra. Il secondo gruppo di elettori è costituito dai “DIYers”, quelli che si fanno da sé e sono il 29 per cento degli intervistati. Sono i nazionalisti, chi crede che saranno i propri governi a risolvere tutto. Il gruppo più numeroso è quello degli Strategic Sovereignists che si immaginano il mondo diviso in blocchi e sfere di influenza e credono che la nostra capacità di superare la crisi dipenderà molto dalla nostra abilità a coordinarci tra europei, di agire come un blocco unico.
A proposito di decisioni complicate, ansie e amori: in Lituania un gruppo di ragazzi ha pensato di inventare una app per imparare a gestire le emozioni, di ogni tipo, cattive e buone. L’applicazione si chiama Act In Crisis e l’idea è nata durante la pandemia. E’ venuta a una ragazza, Ieva Vaitkeviciute, che ha raccontato come la morte del ministro delle Finanze dell’Assia – alcuni media avevano riportato che Thomas Schäfer si è suicidato per l’ansia che stava vivendo nei giorni della pandemia – l’abbia spinta a considerare quanto sarebbero cambiate le emozioni di tutti dopo il coronavirus, dopo la quarantena, dopo la paura. Ha immaginato che l’equilibrio mentale sarebbe stato tra le prime cose da curare e così si è messa a lavoro su una app, che lei e il suo gruppo definiscono molto millennial perché sono i millennial i più attenti alle emozioni, che fosse anche molto rispettosa della privacy, più di una linea di assistenza. Funziona su tre livelli: esercizi di respirazione, conversazioni anonime di gruppo e consultazioni individuali con specialisti. E’ un po’ così che procedono le trattative europee, soprattutto queste sul Recovery fund: respirazioni intense, conversazioni di gruppo e chiacchierate individuali.