Il rimpasto di Macron sarà una rivoluzione
Il presidente francese è pronto ad annunciare un Big Bang istituzionale. Facce, previsioni, pettegolezzi. Che fine farà il premier Philippe?
Parigi. Non sarà un semplice rimpasto: sarà una rivoluzione. Per lasciarsi alle spalle i risultati nefasti delle elezioni municipali, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, è pronto ad annunciare un Big Bang istituzionale, secondo le ultime indiscrezioni, e una nuova architettura ministeriale potrebbe essere delineata già a partire da domani, giorno in cui potrebbe lasciare il governo anche Édouard Philippe, attuale primo ministro. Sempre domani, su diversi quotidiani regionali francesi, il capo dello stato si esprimerà sui contenuti dell’ultima parte del quinquennio, perché “la sceneggiatura viene prima del casting”, dicono dalle parti dell’Eliseo.
Una donna a Matignon o la tentazione Barnier
Il futuro di Philippe sembra ormai lontano da Matignon, nonostante i rischi molto elevati di tener fuori dall’esecutivo una figura così popolare. E per sostituirlo, circolano con insistenza due nomi: Florence Parly, attuale ministra della Difesa, e Michel Barnier, negoziatore capo dell’Ue per la Brexit. La prima si è mostrata molto solida nella gestione dei dossier, è una grande lavoratrice, non ha mai fatto gaffe, ed è apprezzata da Macron. “È competente tanto quanto Philippe”, ha affermato un ministro all’Opinion. In più, è un volto dell’ala sinistra della macronia, ala con cui il presidente deve ricucire i rapporti, e mette d’accordo la maggioranza dei deputati della République en marche (Lrem). Trent’anni dopo Édith Cresson, potrebbe dunque tornare una donna a Matignon. In alternativa, il presidente è molto affascinato dal profilo di Michel Barnier, che ha tutte le qualità per essere un buon primo ministro: è una personalità politica discreta, poco ingombrante; non è divisivo, anzi, è molto consensuale; è esperto di Ue e dei suoi ingranaggi; ha una granitica esperienza ministeriale. Titolare degli Esteri sotto Jacques Chirac e ministro dell’Agricoltura sotto Nicolas Sazkoy, Barnier è stato il grande artigiano dell’accordo tra Ue e Regno Unito per la Brexit. Gli altri nomi della shortlist di Macron sarebbero Jean-Louis Borloo, ex ministro dell’Ecologia di Sarkozy, che risponderebbe a quel bisogno di “inverdire l’esecutivo” che tutti invocano, e Laurence Tubiana, diplomatica di lungo corso e membro dell’Alto consiglio per il clima istituito da Macron nel novembre 2018. Alcuni citano anche il nome di Nathalie Kosciusko-Morizet, ex ministra dell’Ecologia, ma con meno convinzione.
Grandi poli e superministri
La nuova architettura di governo che Macron ha in mente dovrebbe essere costituita da cinque grandi poli: un polo “regaliano”, che comprende la difesa e la diplomazia, un polo economico, un polo sanità e politiche sociali, un polo istruzione e cultura, e infine un polo ambiente. Ognuno di essi, sarà diretto da altrettanti superministri. Sotto di loro, ci saranno dei ministri spalleggiati da segretari di stato tematici e temporanei, che “potrebbero avere una missione di sei mesi sulle piccole linee ferroviarie, per esempio, o sul regime pensionistico degli agricoltori…Sarebbero così gli ambasciatori dei loro temi nei media. È un’idea che Bayrou (capo dei centristi del Modem e principale alleato di governo di Macron, ndr) difende da molto tempo”, ha spiegato un pilastro della maggioranza al quotidiano La Dépêche. Tra i nomi di questi possibili super ministri, circola quello di Jean-Michel Blanquer, che potrebbe essere alla guida di un grande ministro che riunisce Istruzione, Cultura, Politiche giovanili, Ricerca e Sport, e quello di Gérald Darmanin, per la gestione del polo economico. Anche Marlène Schiappa, l’ambiziosa segretaria di stato alle Pari opportunità si è detta pronta a “voler fare di più”, difendendo “altri cantieri”. Superministra anche lei?.
Vecchi volti e un’anchorwoman alla Cultura
A sinistra, si parla in continuazione di un ritorno di Manuel Valls, ex primo ministro e candidato infelice al comune di Barcellona, ma anche di Arnaud Montebourg, ex ministro del Rilancio economico durante il quinquennio Hollande. A destra, invece, è molto quotato il nome di Guillaume Larrivé, così come quello di Geoffroy Didier, due figure di spicco dei Républicains che confermerebbero la volontà del presidente di puntare su un’alleanza liberal-gollista in vista del 2022. La grande sorpresa potrebbe invece essere alla Cultura. Si fa infatti il nome di Claire Chazal, ex anchorwoman di Tf1, volto popolarissimo della televisione francese, che avrebbe fatto arrivare la sua candidatura all’Eliseo attraverso il direttore di Bfm.Tv Marc-Olivier Fogiel. Pare fosse già stata contattata per sostituire Françoise Nyssen, la prima ministra della Cultura del quinquennio Macron, e pare che avesse declinato. Ora, invece, si sarebbe fatta viva lei.
Edouard Philippe in Toscana?
In caso di addio all’esecutivo, Édouard Philippe inizierebbe subito il suo mandato a Le Havre, in Normandia, dove ha stravinto da candidato sindaco sostenuto da Lrem al secondo turno delle elezioni municipali. O forse no, stando alle informazioni di un fedelissimo. “Se abbandonasse Matignon, potrebbe avere la tentazione di Pisa, perché adora la Toscana, e andrebbe a guadagnare soldi laggiù”. Il protagonista del suo thriller politico, “Dans l’ombre”, scritto nel 2011, si ritirava in Toscana a scrivere dei libri. Potrebbe fare lo stesso, lui che da piccolo recitava assieme al padre i Canti della Divina Commedia. Un ritiro letterario, ma solo temporaneo, perché chi lo conosce bene dice che un giorno, Édouard, vorrebbe salire all’Eliseo.
Dalle piazze ai palazzi