Londra. Ora vallo a spiegare, a quelli di Leicester, che non sono untorelli da rinchiudere prima di buttare la chiave, che la libertà di tutti dipende dalla capacità di agire rapidamente e di isolare i focolai quando emergono. Difficile, soprattutto se tutta la comunicazione di Boris Johnson, pre e post-Covid, si è basata sulla confusione e sull’idea di far sentire il popolo molto molto speciale e al di sopra delle volgari regole valide per il resto del mondo. Però bisogna far ripartire il paese, spiegare che l’“animazione sospesa” della cassintegrazione sta per finire e che la scuola da settembre sarà obbligatoria, cercando di dare sostanza alla strategia del “colpisci la talpa”, ossia zone rosse tempestive. Per ora il primo lockdown locale britannico si sta trasformando in un conflitto tra autorità locali e governo centrale, con il sindaco della città Peter Soulsby e il capo della polizia che dicono di aver ricevuto raccomandazioni “raffazzonate” e tardive e lo stupore un po’ indignato per tutte le misure che verranno usate per mantenere l’efficacia della chiusura – e sì, questo vuol dire agenti in grado di fermare chi scappa e una situazione in cui tu non puoi muoverti e il tuo vicino sì – come fosse la prima volta, il primo lockdown.
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