Roma. Poco prima delle elezioni europee e anche poco dopo, mentre la nuova Ue era da ricostruire con volti e strategie diversi, il premier spagnolo Pedro Sánchez sembrava intenzionato a prendersi quello spazio che era sempre appartenuto all’Italia, e che l’Italia sovranista e gialloverde non sembrava più in grado di occupare né voleva farlo. Se il posto di fianco alla coppia franco-tedesca che era sempre appartenuto a Roma era rimasto scoperto, il leader socialista aveva deciso di occuparlo e, ai tavoli delle trattative importanti, appariva sempre lui seduto vicino alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente francese Emmanuel Macron. Poi questo corteggiamento si è affievolito, non tanto per motivi di noia o di stanchezza o di insuccessi, quanto per ragioni di politica interna: la Spagna non riusciva a formare una maggioranza e Sánchez si è dovuto concentrare sulle trattative domestiche. In Commissione era però riuscito a ottenere un buon portafoglio con la nomina di Josep Borrell ad Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE