Milano. Edouard Philippe si è dimesso ieri mattina sul presto, mettendo fine a chiacchiere e ipotesi che da una settimana occupavano i media francesi: il suo mandato da premier si è concluso, il presidente Emmanuel Macron ha infine deciso di sostituirlo. Al suo posto arriva Jean Castex, noto alle cronache di recente come “Monsieur déconfinement” perché ha gestito il piano di uscita dal lockdown della Francia in stretta (e buona) collaborazione con Philippe. Per dirla in breve: Castex è un Philippe meno ingombrante di Philippe, e per questo oggi più gradito a Macron che, secondo molti retroscena, era diventato piuttosto insofferente rispetto al suo premier, ne subiva la personalità politica sempre più definita e molto rassicurante durante la crisi e anche i suoi buonissimi indici di popolarità. Nonostante il destino di Philippe sembrasse segnato dal deterioramento dei rapporti con il presidente, moltissimi sostenevano che Macron avrebbe dovuto evitare “l’errore” di licenziare Philippe per ragioni politiche – l’ex premier è un esponente della destra moderata che ha permesso al presidente di conservare l’equilibrio incerto “né di destra né di sinistra” fino a oggi – e per ragioni personali: se elimini chi sta facendo bene è perché hai paura che faccia meglio di te. Invece i tre anni “turbolenti”, come li definivano ieri i giornali, di convivenza tra Macron e Philippe sono finiti, e il presidente ha scelto come sostituto un politico che ha un profilo molto simile a quello del premier escluso dall’ultima fase di governo del quinquennato.
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