Roma. “Nella mente di questo specialista del ricatto diplomatico, la riconversione di Santa Sofia in moschea è una dichiarazione di guerra e si aspetta una Monaco della civiltà”. Così sul Figaro scriveva ieri lo storico delle religioni Jean-François Colosimo. Nel 324, l’imperatore Costantino, dopo essersi convertito al cristianesimo e aver decretato la libertà di culto, spostò la capitale dei Cesari a Bisanzio, sulle rive del Bosforo. Sei anni dopo, sul modello del Pantheon, vi costruì una basilica e la chiamò Hagia Sophia, il “tempio della divina Sapienza”. Un secolo dopo Giustiniano vi intraprese l’erezione del più grande luogo di culto “che sia mai esistito”.
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