Avete presente quando in una discussione su arabi e democrazia l’interlocutore vi dice che tanto gli arabi e la democrazia non vanno bene assieme? Che c’è una incompatibilità di fondo? Ecco, in realtà il punto che l’interlocutore non coglie è che ci sono forze attive che spingono in senso contrario e si oppongono con ogni genere di mezzo, anche il più violento, con il preciso scopo di non far funzionare le democrazie nei paesi arabi e ci sono forze, spesso più deboli, che invece tentano di farle funzionare. Ho scritto “forze attive” ed è una definizione generica, ma posso essere più preciso. Una di queste forze attive era il generale iraniano Qassem Suleimani, che da noi è trattato come un santino dell’anti imperialismo ma in medio oriente aveva la fama di macellaio – che si era guadagnato nel corso di quindici anni di guerre in altri paesi, dall’Iraq alla Siria. Suleimani era una di quelle forze che impediscono alla democrazia di funzionare in medio oriente – e ci riesce anche oggi da morto. Lunedì sera un commando di uomini armati ha ucciso il ricercatore iracheno Hisham al Hashimi sotto casa sua, a Baghdad.
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