Bruxelles. Per la prima volta dalla creazione dell’Eurogruppo, i ministri delle Finanze della zona euro oggi si trovano di fronte a un’elezione politica nella scelta del successore di Mario Centeno come loro presidente, in un voto a scrutinio segreto che si annuncia più incerto che mai. La spagnola Nadia Calviño, l’irlandese Paschal Donohoe e il lussemburghese Pierre Gramegna hanno presentato la loro candidatura, dopo che il portoghese ha annunciato le dimissioni da ministro delle Finanze per andare a presiedere la Banca centrale del Portogallo. Centeno, così come i suoi predecessori, il lussemburghese Jean-Claude Juncker e l’olandese Jeroen Dijssebloem, era stato eletto senza troppa concorrenza a seguito di intese che tenevano conto di equilibri geografici e politici nella ripartizione delle cariche anche in altre istituzioni, come la Commissione, la Banca centrale europea o l’Euro Working Group. Questa volta la tempistica dell’uscita di Centeno, il profilo diverso dei tre candidati e gli obiettivi che hanno fissato nei loro programmi rendono l’elezione un voto sulla direzione politica che prenderà la zona euro negli anni a venire. Calviño è il voto per gli stimoli senza guardare troppo al debito. Quello a Donohoe è il voto per reintrodurre rigore e disciplina. Gramegna è il compromesso che rischia di far restare l’Eurogruppo quello che è diventato con Centeno: un’istituzione debole, dove si discute molto, ma si conclude poco.
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