Il dolore del Papa per Santa Sofia rischia di riaccendere lo scontro con Erdogan
Il presidente turco nel 2015 definì Francesco "uomo che distorce la storia". Bergoglio aveva parlato del genocidio armeno. Ora, all'Angelus, critica la trasformazione dell'antica basilica in museo
“Penso a Istanbul, penso a Santa Sofia. E sono addolorato”, dice il Papa al termine dell’Angelus domenicale, facendo calare sulla piazza un silenzio che ha reso ancora più solenne il biasimo di Francesco per l’ultima mossa di Recep Tayyip Erdogan, che ha ottenuto dal Consiglio di stato turco che l’antica basilica cristiana (poi trasformata in moschea e quindi in museo da Atatürk) torni al culto islamico. Poche parole ma potenzialmente cariche di conseguenze. L’ultima volta che il Papa parlò di Turchia, e nello specifico di scelte politiche del governo erdoganiano, si scatenò l’inferno. Era il 2015, Francesco in San Pietro accennò al genocidio armeno e Ankara convocò immediatamente il nunzio, richiamando al contempo il proprio ambasciatore accreditato presso la Santa Sede.
Il presidente turco, aizzando le folle, definì il Papa “un uomo che distorce la storia”. Il ministero degli Esteri parlò di posizione “discutibile sotto tutti i punti di vista” e “basata sul pregiudizio”. L’ambiguo Mehmet Görmez, capo del dipartimento per gli Affari religiosi, sottolineava che per il Vaticano sarebbe stato preferibile non avvitarsi in considerazioni circa la responsabilità di uno stato per le sofferenze provocate ad altri, perché “ne sarebbe uscito come il grande sconfitto”. Di più: “Trovo le parole del Papa immorali e non riesco proprio a farle stare insieme con i principali valori del cristianesimo”, aggiungeva Görmez. L’incidente si era poi ricomposto, anche se l’udienza concessa da Francesco a Erdogan, nel febbraio del 2018, non era andata come il avevano previsto e sperato ad Ankara: il presidente cercava l’appoggio papale alle sue manovre nel vicino oriente, soprattutto su Gerusalemme “città di tutti”.
Il comunicato diffuso al termine della lunga udienza, però, menzionava accanto alla questione della Gerusalemme contesa anche altri problemi assai cari a Bergoglio: dai migranti ammassati in territorio turco alla libertà religiosa molto limitata in Turchia. E’ forse anche a questo che pensava il Papa mentre si diceva addolorato per il destino di Santa Sofia: le immagini della folla che venerdì inneggiava ad Allah all’esterno di quello che è ancora un museo ha fatto capire che la decisione del Consiglio di stato andrà a rinsaldare le file del nazionalismo islamico, con tutto ciò che questo comporterà. Questioni ben più rilevanti della copertura dei mosaici della ex basilica con moderni sistemi di tendaggio, come si sono affrettati ad assicurare funzionari del governo di Ankara.
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