La vita di alcuni prof. americani alle prese con la cancel culture
Boicottaggi, dimissioni, sit-in davanti casa. Sembra la “Macchia umana” di Philip Roth, sono gli Stati Uniti ai tempi del nuovo moralismo da BLM
Roma. Sembra la “Macchia umana” di Philip Roth, la storia di Coleman Silk, professore di Lettere antiche ad Athena, alle prese con una ventata di moralismo che spazza gli Stati Uniti all’epoca di Monica Lewinsky. Per una frase fraintesa come un commento razzista (la parola spook, il cui primo significato è “fantasma”, ma che in gergo ha anche il senso spregiativo di “negro”), Coleman, non difeso da quella Facoltà di cui era stato la stella, rassegna indignato le dimissioni. L’unica differenza con il professor Joshua Katz è che costui invece non si è ancora dimesso a Princeton.
Iniziava così il suo testo incriminato: “A Princeton, il 4 luglio 2020, due ore dopo che io e la mia famiglia ci siamo seduti e abbiamo letto ad alta voce la Dichiarazione d’indipendenza firmata da 56 uomini considerati eroi solo pochi minuti fa e che si apre con una frase che ogni bambino americano conosce, ‘Quando nel corso degli eventi umani…’, un gruppo ha pubblicato una ‘Lettera della Facoltà’ al presidente e all’amministrazione di Princeton. La lettera inizia con la seguente frase: ‘L’anti-blackness è al fondamento dell’America’”. Katz, classicista di fama a Princeton, ha pubblicato il testo per rispondere al nuovo moralismo negli Stati Uniti. “Non riesco a spiegarmi come qualcuno – persone straordinariamente privilegiate, vorrei sottolineare, professori di Princeton – diano vantaggi extra solo in ragione del colore della pelle”. “Fantasticare che si possa fare a meno della polizia è l’apice del privilegio. Negli Stati Uniti, grazie al cielo, la libertà di pensare è ancora un diritto, non un privilegio”.
Il suo dipartimento lo accusa di “incitare alla violenza razziale” e anche il rettore Christopher Eisgruber attacca lo studioso di Virgilio: “Abbiamo l’obbligo di esercitare il diritto alla libertà di parola in modo responsabile. Katz non lo ha fatto”.
Commenta il Wall Street Journal in un editoriale non firmato che “Katz ha un incarico, ma la cancel culture non ha bisogno di farlo licenziare per avere successo. Può emarginarlo nella sua stessa università e intimidire gli altri nel campus che potrebbero essere d’accordo”. Un classicista collega di facoltà, Dan-el Padilla Peralta, accusa Katz di “flagrante razzismo”. C’è anche la dichiarazione ufficiale del Dipartimento di studi classici di Princeton: “Katz ha incurantemente messo a rischio i colleghi, studenti e alleati di colore. E’ incompatibile con la nostra missione e i nostri valori”.
Il professor Charles Negy, da ventidue anni docente di Psicologia all’Università della Florida, è in guai simili per avere scritto: “Il ‘black privilege’ è reale, affirmative action, borse di studio speciali e altri posti a parte, oltre a essere protetti dalle legittime critiche, un privilegio”.
Ora Negy affronta accuse di discriminazione, campagne social con l’hashtag #UCFfirehim e una petizione che ne richiede il licenziamento ha già raccolto oltre 30 mila firme. Se non bastasse, ci sono state manifestazioni anche di fronte a casa sua ed è dovuta intervenire la polizia. Dal 1° agosto non insegnerà invece più il professore dell’Università della Carolina del nord che ha fatto arrabbiare la comunità del campus con tweet giudicati “imperdonabili” e che ha deciso di ritirarsi ad appena 56 anni.
Petizione con 100 mila firme
Mike Adams, professore di Criminologia, dopo che alcune proteste per l’uccisione di George Floyd erano degenerate in violenze e saccheggi aveva scritto: “Non si preoccupano delle questioni sociali. Sono delinquenti che cercano un’opportunità per infrangere la legge impunemente”.
I tweet di Adams sono finiti in due petizioni di Change.org che ne chiedevano la cacciata. Entrambe hanno raccolto centomila firme. Non sono ancora riusciti a ottenere la testa del professore William A. Jacobson della Cornell Law School, le cui lezioni ora sono boicottate a causa delle sue critiche pubbliche a Black Lives Matter. Al rettore arrivano ogni giorno email con richieste di punizioni esemplari. Cosa aveva fatto di così terribile Jacobson? Aveva chiamato i fondatori di Black Lives Matter “attivisti anti americani che vogliono distruggere il capitalismo in un atto di vendetta”. La macchia umana che si lava via soltanto cacciando chi si è insozzato di tale infamia.