Milano. Nell’America elettorale del 2020 lo scontro tra Donald Trump e i suoi avversari è un corpo a corpo feroce e meschino che si nutre di infinite ostilità fatte di parole, di tweet, di roghi, di manganelli. Portland, la città dell’Oregon che da cinquantadue giorni e notti protesta, è la sintesi esatta di questo corpo a corpo che tradisce il nome stesso di Portland: la chiamano “bridgetown” ma qui i ponti sembrano saltare uno dopo l’altro – il dialogo, il compromesso, la convergenza tra le diverse anime dell’America cadono ogni notte, sotto i nostri occhi.
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