No mascherine, no immigrati, no lockdown. Il movimento Querdenken 711 e l'imprenditore che l'ha fondato sono nati a Stoccarda, epicentro di tante tensioni, che non hanno a che fare solo con il virus
Roma. La geografia della protesta di sabato in Germania segue delle coordinate ben precise. Berlino è stata il suo teatro, ma Stoccarda il suo epicentro. Le manifestazioni contro le misure adottate per contenere la pandemia da coronavirus, che in Germania, come in tante altre parti d’Europa, sta registrando un aumento dei contagi – i nuovi casi sono circa quattromila in una settimana – sono iniziate a maggio: allora le prime restrizioni si stavano allentando, ma ogni fine settimana qualcuno scendeva in piazza per dire che il governo federale stava negando ai tedeschi la loro libertà. Stoccarda era stata tra le prime città a manifestare, una manifestazione che era stata autorizzata per un centinaio di partecipanti e che era arrivata a contarne più di mille. Quando, sabato scorso, diciassettemila persone secondo la polizia, cinquecentomila secondo gli organizzatori, si sono ritrovate nella capitale al grido di “siamo noi la seconda ondata”, la regia veniva sempre dallo stesso posto, dalla città principale del Baden-Württemberg che nelle ultime settimane è diventata il centro di rimostranze, tensioni e cospirazioni che hanno a che fare con la pandemia e non soltanto. A Stoccarda, a fine giugno, la richiesta di documenti da parte della polizia a un giovane sospettato di spaccio era stata la causa di una nottata di risse e di scontri, era intervenuto anche il ministro dell’Interno Horst Seehofer.
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