Ho fatto un sogno in questa notte di mezza estate, ho sognato che le elezioni americane venissero rinviate. In fondo, Donald Trump non ha torto: il risultato rischia di essere falsato dalla mancanza di comizi, di convention, di contatto diretto e dall’uso smodato del voto per posta. Dunque, è possibile che tutto si sposti all’anno prossimo, forse a primavera, forse più tardi, la decisione è complessa e ha risvolti costituzionali, stabilire la data spetta al Congresso. Ma un sogno non indugia sui dettagli legali. Se si avverasse, tutto potrebbe cambiare, persino il candidato democratico. Joe Biden ha mostrato un’immagine di politico accorto, senza dubbio navigato, ma certo non di un trascinatore e oggi le folle vogliono essere affascinate, avvolte e travolte. Silvio Berlusconi direbbe che allo sfidante democratico manca “il quid”. Trump può essere battuto da un Trump diverso e migliore, un vincente, ricco non solo per eredità, ma per quel che ha costruito, un innovatore, una personalità nella quale possa riconoscersi con un ampio consenso l’elettorato americano lacerato, prostrato, malato nel profondo e non solo per effetto del Covid-19. Meglio sarebbe in questo onirico organigramma scegliere un personaggio che abbia saputo affrontare la pandemia e uscirne vincitore. Chi può rispondere a queste caratteristiche?
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