Roma. Sono tante le cose che stanno cambiando nella politica di Angela Merkel e sono mesi che, complice la crisi sanitaria, la cancelliera tedesca non fa che stupire, addirittura osare. Lo ha fatto con il Recovery fund e a ben guardare, osservando con attenzione le sue ultime mosse, lo sta facendo anche in politica estera. Di essere una leader lo sapeva già, adesso ha capito che è arrivato il momento di assumere, oltre alla leadership tedesca, anche quella europea. Questo vuol dire anche risvegliare la voglia di politica estera, che nei suoi anni di carriera la cancelliera ha sempre considerato un affare di certo importante, ma da trattare anche con moltissima prudenza. Tra lei ed Emmanuel Macron era lui – un po’ per carattere un po’ perché la Francia ha sempre avuto una dimensione più internazionale rispetto agli altri paesi europei – quello alla ricerca di una politica estera forte che fosse francese, ma anche europea. I due si incontreranno domani al Forte di Brégançon e parleranno soprattutto di questioni internazionali. La Germania dal primo luglio ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, in tempo per gestire delle situazioni importantissime: emergenza sanitaria, crisi economica e un mondo esterno in continuo cambiamento con un’America meno attenta alle sue responsabilità internazionali e propensa a rimettere in discussione le alleanze di sempre, e con una Cina sempre più forte e sempre meno affidabile. Questi ultimi mesi per Angela Merkel sono stati i mesi del risveglio e quando sembrava essere pronta a lasciar scivolare la sua eredità politica, ha deciso di fare il salto: va bene essere la leader delle Germania, ma adesso è il momento dell’Ue. Questo nuovo atteggiamento di Angela Merkel si vede in tutto, anche in politica estera. Qualche retroscena suggerisce che il presidente francese inizi a dimostrare segni di fastidio: la Merkel è la leader dell’Ue, ma è lui che l’ha scossa – anche quando lei gli diceva: smettila di rompere i cocci che poi tocca a me rimettere tutto a posto – e questo a Macron viene riconosciuto poco.
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