Roma. L’attivista russo Alexei Navalny ha avuto un malore mentre era su un aereo che da Tomsk, in Siberia, lo avrebbe portato a Mosca. In volo però ha iniziato a urlare, l’aereo ha dovuto affrontare un atterraggio di emergenza e da quel momento, quando l’ avvocato anticorruzione oppositore del Cremlino è stato portato all’ospedale di Omsk, la sua portavoce, Kira Yarmysh, ha iniziato a parlare di avvelenamento. Aveva bevuto soltanto del tè all’aeroporto, ha raccontato la Yarmysh. Navalny è in coma, attaccato a un respiratore e quando sua moglie Yulia, il suo medico Anastasia Vasilyeva, e il collega Ivan Zhdanov sono arrivati in ospedale, i medici non gli hanno permesso di vederlo. Alla moglie Yulia hanno detto che serviva il certificato di matrimonio, visto che Navalny, privo di conoscenza, non aveva dato il suo consenso a ricevere visite. Yulia è poi stata ammessa nella stanza del marito, parenti e sostenitori vorrebbero trasferirlo in un ospedale di Mosca o in uno dei centri antiveleni in Europa – la Germania ha già dato la sua disponibilità ad accoglierlo e curarlo – ma i dottori di Omsk hanno continuato a negare l’autorizzazione. Le ipotesi sono molte, c’è chi parla di barbiturici chi di un veleno, tante anche le speculazioni del Cremlino per screditare l’attivista. Alcuni account Telegram sostenitori del presidente Vladimir Putin riportavano che Navalny aveva assunto delle droghe o aveva bevuto troppo la sera precedente. I medici che lo hanno visitato in ospedale avevano parlato di sostanze tossiche nel sangue, ma si sono rifiutati di mostrare un referto ai familiari.
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