Il discorso più duro di Obama
Alla convention democratica l’ex presidente ha attaccato Donald Trump e la sua Amministrazione come non aveva mai fatto prima, e ha detto che la democrazia americana questa volta è in pericolo
Pubblichiamo il discorso che l’ex presidente americano Barack Obama ha tenuto l’altra sera, in videoconferenza, alla convention democratica in corso a Milwaukee.
Buonasera a tutti. Come avrete visto, questa non è una convention normale. Questi non sono tempi normali. Quindi stasera vorrei parlarvi in modo schietto di ciò che è in ballo in questa elezione. Perché ciò che faremo nei prossimi 76 giorni avrà delle conseguenze per le generazioni future. Io mi trovo in Philadelphia, dove la nostra Costituzione è stata redatta e firmata. Non era un documento perfetto. Ha acconsentito a una pratica disumana come lo schiavismo e non ha garantito la partecipazione al processo politico alle donne e agli uomini che non possedevano una proprietà.
Ma in questo documento c’era una stella polare che avrebbe guidato le generazioni future: un sistema di governo rappresentativo, una democrazia, attraverso la quale avremmo potuto realizzare i nostri ideali più nobili. La guerra civile e gli scontri aspri hanno consentito di migliorare questa costituzione e includere le voci di coloro che erano stati precedentemente tagliati fuori. Abbiamo gradualmente reso questo paese più uguale e più libero. La presidenza è l’unico organo costituzionale eletto da tutti i cittadini. Quindi dovremmo almeno aspettarci che il presidente senta un senso di responsabilità verso la sicurezza e il benessere di tutti i 330 milioni di americani – a prescindere dal nostro aspetto fisico, credo religioso e dai nostri affetti – o da chi abbiamo votato. Ma dovremmo anche aspettarci che il presidente sia il custode di questa democrazia. Dovremmo aspettarci che, a prescindere dall’ego, dall’ambizione e dalle sue idee politiche, il presidente preservi, protegga e difenda la libertà e gli ideali per i quali molti americani hanno marciato, sono andati in prigione, hanno combattuto e sono morti.
Mi sono seduto nello Studio Ovale con entrambi gli uomini che si contendono la presidenza. Non mi sono mai aspettato che il mio successore avrebbe condiviso la mia visione o portato avanti le mie politiche. Mi sono augurato che, per il bene di questo paese, Donald Trump avrebbe preso questo lavoro seriamente, sentito il peso dell’incarico e maturato un po’ di riverenza per la democrazia di cui si deve prendere cura. Ma lui non lo ha mai fatto. Per quasi quattro anni non ha mai avuto alcun interesse a trovare un terreno comune; alcun interesse a usare il grande potere del suo incarico per aiutare chiunque tranne lui e i suoi amici; alcun interesse a usare la presidenza come qualcosa di diverso da un altro reality show attraverso il quale catalizzare l’attenzione che brama.
Donald Trump non è diventato più adatto a questo lavoro perché proprio non ce la fa. E le conseguenze di questo fallimento sono acute: 170 mila americani morti, milioni di posti di lavoro persi mentre i ricchi guadagnano più che mai. Abbiamo scatenato i nostri peggiori impulsi, la nostra grande reputazione globale è stata intaccata e le istituzioni democratiche sono state minacciate come mai prima. Sono consapevole che in questi tempi di grande polarizzazione la maggior parte di voi ha già preso una decisione. Ma forse ancora non siete sicuri per quale candidato voterete o nemmeno se andrete a votare. Forse siete stanchi della direzione in cui siamo diretti, ma non riuscite a vedere un’altra via migliore, o non siete sicuri della persona che potrebbe condurci lì.
Quindi lasciate che vi racconti del mio amico Joe Biden. Dodici anni fa, quando ho iniziato a cercare un vice presidente, non sapevo che avrei trovato un fratello. Joe e io veniamo da luoghi e generazioni diverse. Ma ho ammirato la sua resilienza, nata da troppi sforzi, e la sua empatia, nata troppo dolore. Joe è un uomo che, fin da subito, ha imparato a trattare ogni persona che incontra con rispetto e dignità, onorando l’insegnamento dei suoi genitori: “Nessuno è meglio di te, Joe, ma tu non sei meglio di nessuno”.
Quell’empatia, quel decoro, l’idea che tutti contano: quello è Joe. Quando parla con qualcuno che ha perso il posto di lavoro, Joe si ricorda la notte in cui il padre si sedette accanto a lui e gli disse che aveva perso il suo. Quando Joe ascolta un genitore che fatica a mandare avanti la baracca, lo fa come un padre vedovo che ha preso il treno per Wilmington ogni singola sera per rimboccare le coperte dei suoi figli. Quando Joe incontra le famiglie di militari che hanno perso il loro eroe, vede delle affinità: Joe è il padre di un soldato americano, un uomo la cui fede ha sopportato la perdita più grande che ci sia. Per otto anni Joe è stato l’ultima persona a restare nella mia stanza ogni qualvolta ho dovuto prendere una decisione importante. Mi ha reso un presidente migliore e possiede il carattere e l’esperienza per renderci un paese migliore.
E nominando la mia amica Kamala Harris, Joe ha scelto una partner ideale che è più che pronta per l’incarico; è una donna che sa scavalcare le barriere e che ha aiutato gli altri a vivere il loro sogno americano. Oltre ad avere l’esperienza per fare le cose, Joe e Kamala hanno delle politiche concrete che trasformeranno la loro visione di un paese migliore, più giusto e più forte in realtà. Loro riusciranno a portare sotto controllo la pandemia, come ha fatto Joe quando mi ha aiutato a evitare che l’Ebola raggiungesse il nostro paese. Loro espanderanno l’accesso alla sanità a molti più americani, come abbiamo fatto io e Joe dieci anni fa quando lui mi aiutato a redarre l’Affordable Care Act e trovare i voti per farlo diventare legge. Loro salveranno l’economia, come mi ha aiutato a fare Joe durante la grande recessione. Gli chiesi di gestire il Recovery Act, che ha innescato la più grande crescita occupazionale nella storia.
Lui vede questo momento non come un’opportunità per tornare dove eravamo prima ma come un punto di svolta per attuare dei cambiamenti affinché la nostra economia possa rendere la vita più facile per tutti – che si tratti della cameriera che cerca di crescere un figlio da sola, del lavoratore precario sempre sull’orlo del licenziamento o dello studente che non sa come farà a pagare le lezioni del prossimo semestre. Joe e Kamala restaureranno la nostra reputazione globale, e come abbiamo imparato durante la pandemia, questo conta. Joe conosce il mondo, e il mondo conosce lui. Lui è consapevole che la nostra forza nasce dall’esempio che diamo. Siamo sempre stati una nazione al fianco della democrazia, non dei dittatori. Una nazione che può ispirare e mobilitare gli altri a superare delle minacce come il cambiamento climatico, il terrorismo, la povertà e le malattie.
Ma soprattutto, sono consapevole che Joe e Kamala hanno a cuore ogni americano. E hanno a cuore questa democrazia. Loro credono che il diritto di voto sia sacro in una democrazia e che dovremmo rendere più facile, e non più difficile, esercitarlo. Loro credono che nessuno – incluso il presidente – sia al di sopra della legge e nessun funzionario pubblico – incluso il presidente – debba usare il proprio incarico per arricchire se stesso o i propri sostenitori. Loro capiscono che in questa democrazia, il comandante delle forze armate non usa gli uomini e le donne militari, che sono disposti a rischiare tutto per proteggere la nostra nazione, come strumenti politici da utilizzare contro i manifestanti pacifici sul nostro territorio.
Loro capiscono che gli avversari politici non sono “antiamericani” solamente perché sono in disaccordo con te; che la libera stampa non è il “nemico” ma il modo in cui i funzionari pubblici possono essere tenuti sotto controllo; che la nostra abilità di risolvere grandi problemi come una pandemia dipende dalla nostra fedeltà ai fatti, scienza e logica. Tutta questo non dovrebbe essere controverso. Questi non sono princìpi democratici o repubblicani. Sono princìpi americani. Ma al momento, il presidente e i suoi alleati hanno mostrato di non credere a queste cose. Stasera vi chiedo di avere fiducia nell’abilità di Joe e Kamala di condurre il paese fuori da questi tempi bui e ricostruirlo ancora meglio. Ma questo è il fatto: nessun americano può aggiustare questo paese da solo. Nemmeno un presidente. La democrazia non è mai stata una transazione: tu mi dai il tuo voto e io sistemo tutto. Essa richiede una cittadinanza attiva e informata. Quindi vi chiedo di credere nelle vostre abilità – di accettare le vostre responsabilità da cittadini – per fare in modo che i canoni della nostra democrazia possano durare. Perché questo ci stiamo giocando. La nostra democrazia.
Io capisco il motivo per cui molti americani sono delusi dal governo. Il modo in cui le regole sono state disegnate e abusate in Congresso rende molto facile per gli interessi particolari fermare il progresso. Credetemi, lo so. Capisco il motivo per cui un operaio bianco che ha visto tagliato il suo stipendio non crede più che il governo si occupi di lui, e perché una madre nera crede che non si sia mai occupata di lei. Capisco il motivo per cui un immigrato appena arrivato si guardi attorno chiedendosi se ci sia ancora posto per lui o perché un ragazzo guardi alla politica di oggi, segnata da menzogne e teorie complottiste, e pensi: “Qual è il punto?”.
Beh, questo è il punto: il presidente e chi sta al potere – quelli a cui conviene mantenere le cose come sono – contano sul vostro cinismo. Loro sanno che non possono convincervi con le proposte politiche. Quindi sperano di rendere più difficile le operazioni di voto, e convincervi che il vostro voto è inutile. Loro vincono così. Così continuano a prendere le decisioni che influenzano la vostra vita e quella dei vostri cari. Così l’economia continuerà a essere sbilanciata a favore dei ricchi e dei privilegiati, e il sistema sanitario continuerà a trascurare sempre più persone. Così si offusca una democrazia, finché essa non muore. Non possiamo fare in modo che ciò accada. Non fatevi rubare il vostro potere. Non fatemi rubare la vostra democrazia. Per questo vi chiedo di essere attivi in campagna elettorale e votare. Fate ciò che gli americani hanno fatto per oltre due secoli, anche in epoche più dure di questa: tutti quegli eroi silenziosi hanno trovato il coraggio di continuare a marciare, e andare avanti nonostante le difficoltà e le ingiustizie (...)
Se qualcuno aveva il diritto di credere che questa democrazia non funzionasse, e non potesse funzionare, erano proprio quegli americani. I nostri antenati. Loro sono stati le vittime di una democrazia che li ha delusi per tutta la vita. Loro sapevano che la realtà quotidiana dell’America era ben diversa dal mito. E tuttavia, anziché arrendersi, si sono uniti e hanno detto che in qualche modo avrebbero fatto funzionare questa democrazia. Noi dobbiamo dare vita alle parole dei nostri padri fondatori. Ho visto questo spirito rinascere negli ultimi anni. L’ho visto nelle persone di ogni età e sfondo sociale che hanno affollato le città, gli aeroporti e le strade rurali affinché le loro famiglie non venissero separate. (...) Ai giovani dico: tocca a voi dare un nuovo significato alla nostra democrazia. Voi siete l’ingrediente mancante, quelli che possono decidere se l’America riuscirà a onorare la propria storia. Questo lavoro continuerà dopo l’elezione. Ma le probabilità di successo dipendono interamente dall’esito del voto. Questa amministrazione ha mostrato di volere distruggere la nostra democrazia se ciò è necessario per vincere. Quindi dobbiamo affrettarci a costruire; mettendo a frutto tutti i nostri sforzi in questi 76 giorni e votando come mai prima per Joe, per Kamala e per tutti i candidati. Per non lasciare alcun dubbio su ciò che rappresenta il nostro amato paese – oggi e per tutti i giorni a venire. State al sicuro. Che Dio vi benedica.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
“Trump non ha alcun interesse a usare la presidenza come qualcosa di diverso da un altro reality show per catalizzare l’attenzione che brama”
“Questa Amministrazione ha mostrato di volere distruggere la nostra democrazia se ciò è necessario per vincere”