Roma. C’è già chi la chiama la nuova dottrina Powell e qualche somiglianza con quella dell’altro Powell, il generale Colin, ce l’ha. In entrambi i casi si tratta di mettere in campo tutte le forze disponibili, ben superiori a quelle del nemico, per vincere la guerra il più rapidamente possibile. Allora, nel 1991, bisognava sconfiggere Saddam Hussein e liberare il Kuwait. Oggi il compito annunciato da Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, al meeting annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole nel Wyoming, è persino più difficile: battere la peggiore recessione dalla fine del secondo conflitto mondiale, con un prodotto lordo che nel secondo trimestre è crollato del 31,7 per cento (record negativo dal 1947). La nuova dottrina, approvata all’unanimità dal consiglio della Federal Reserve, si applica alla politica monetaria e mette in primo piano l’aumento dell’occupazione rispetto alla stabilità dei prezzi che resta uno dei due obiettivi della Banca centrale americana, anche se il target del 2 per cento non sarà più un tetto, ma una media.
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