Trump non calma gli scontri e anzi eccita i suoi con il ritornello “law and order”, ma la violenza della frangia estremista che usa il Black Lives Matters come copertura rischia di avvantaggiarlo, a sessanta giorni dal voto
Tra la notte di domenica 23 agosto e la notte di lunedì 24 agosto i razziatori hanno bruciato il grande edificio quadrangolare della Danish Brotherhood Lodge, una sala per banchetti che di solito teneva eventi di beneficenza. Hanno distrutto con il fuoco anche un negozio di materassi e una taverna lì vicino, il Mangla Wine Bar, in una zona bella nella quale i proprietari di molti negozi sono afroamericani. Hanno devastato un negozio di macchine fotografiche e la County Credit Union, una banca dal nome molto locale. Hanno bruciato un intero parcheggio di automobili che apparteneva a un concessionario che tratta auto usate, erano almeno cinquanta veicoli e adesso ci sono soltanto file e file di carcasse. Hanno bruciato anche alcuni camion della nettezza urbana, i cui resti anneriti bloccano un ingresso del tribunale. Hanno rotto le finestre di molti locali, troppi per fare una lista. Hanno sfasciato un bar e rubato tutto l’alcol, sono danni per venticinquemila euro – dice il proprietario che aveva aperto a marzo, prima della pandemia, e sembra una storia sfortunata ma è un avvertimento che riguarda milioni di americani: ci è già capitato questo disastro del Covid-19, abbiamo bisogno di stabilità. Questa è soltanto una lista sommaria dei danni – compilata grazie ai resoconti della stampa locale – fatti dalle bande di violenti arrivate a Kenosha, una città del Wisconsin, dopo che la polizia ha sparato sette colpi di pistola nella schiena di un afroamericano. Molti negozi e locali si sono salvati perché hanno scritto messaggi e slogan sui grossi pannelli di legno messi per protezione davanti alle vetrine, come si fa durante i tifoni, che avrebbero dovuto calmare o almeno sviare i violenti. “BLM”, che è la sigla del movimento Black Lives Matter. “Black-owned”, il proprietario è un nero. “Kids live upstairs”, ci sono bambini che vivono sopra questo posto che potreste voler bruciare. Josh Glancy, inviato del Times di Londra, è stato lì tre giorni e dice che tra le rovine e la fuliggine gli sembrava di stare in una zona di guerra. I locali dicono a proposito dei violenti che si trattava di gente arrivata da fuori ma su questo punto e sul loro numero non c’è certezza.
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