Milano. “Alla fine è successo, nelle nostre strade ci sono battaglie letali tra le due tribù della nostra politica polarizzata”, ha scritto Andrew Sullivan nella sua newsletter Weekly Dish, e se è di sicurezza che si occuperà la campagna elettorale americana d’ora in avanti, se il grido “law and order” sovrasterà tutto il resto, i democratici finiranno per perdere le elezioni. Negli ultimi giorni questo tema – le proteste estreme aiutano Donald Trump – sta diventando sempre più presente, con rilevazioni che mostrano il disamore crescente nei confronti del Black Lives Matter nella sua versione violenta, portandoci su terreni imbarazzanti: se parlo di questo assolutismo nelle strade, delle macerie che vengono spazzate via ogni mattina in molte città americane dove ci sono proteste ininterrotte e violente, se segnalo i video in cui i negozianti raccolgono pezzi delle loro vetrine e implorano di smetterla perché l’assicurazione non paga più nulla, contribuisco anche io a far vincere Trump? Jennifer Rubin, commentatrice conservatrice del Washington Post, risponde sostanzialmente di sì: se continuiamo a chiedere al candidato democratico Joe Biden di schierarsi in modo netto e deciso contro le violenze (cosa che ha fatto già in passato) e non lo facciamo mai con Trump perché ormai ci siamo abituati a questo suo modo di aizzare gli istinti più meschini dei cittadini, finiamo per fare il gioco del presidente. Che è alla Casa Bianca: è lui che dovrebbe contenere le violenze, e non ci riesce. Come dice Biden: “C’è qualcuno che davvero crede che ci sarà meno violenza in America se Donald Trump viene rieletto?”. Allo stesso modo molti esperti di media dicono, come sostiene la newsletter della Cnn Reliable Sources, che quel che manca è “la proporzione”, la capacità di raccontare quel che sta avvenendo senza esagerare, dando le dimensioni giuste del fenomeno. Accade anche in altri contesti: per esempio nel fine settimana sono comparse le Q di QAnon nelle proteste anti mascherine e lockdown in Europa e si è subito parlato di un contagio irrimediabile del fenomeno cospiratorio americano. Attenzione, hanno detto molti: erano poche persone alle proteste e pochissime con la loro Q infuocata sui manifesti, sono molti di più quelli che vanno con la mascherina ovunque e non se ne accorgono quasi più. Ma il punto è che l’esagerazione è al potere, e dappertutto.
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