Roma. Ieri in Bielorussia è stato il primo giorno di scuola e anche il primo giorno di sciopero degli studenti. I liceali hanno formato catene umane davanti ai loro istituti, gli universitari sono tornati nei loro dormitori, ma hanno deciso di non andare a lezione, di fermarsi davanti alle porte delle loro università, almeno fino a quando il presidente Aljaksandr Lukashenka non avrà acconsentito a indire nuove elezioni. I ragazzi sono stati la spinta della protesta bielorussa e anche le vittime della repressione di Lukashenka: ieri, mentre manifestavano pacificamente, sono arrivate le cariche e gli arresti delle forze speciali. Le immagini delle violenze, degli arresti sommari, delle intimidazioni della polizia non vengono trasmesse dalla televisione bielorussa, ormai sempre più impegnata a intrattenere gli spettatori con talk show sull’imminente invasione della Nato, sulla pericolosità delle manifestazioni e soprattutto su quanto è importante per Minsk rimanere amica di Mosca. La televisione di stato di un regime fa il suo lavoro, ma da alcune settimane i volti sono cambiati negli studi televisivi, anche i servizi che vengono mandati in onda hanno qualcosa di diverso: sono arrivati i russi. Anzi, è arrivata Rt, l’emittente legata al Cremlino.
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