Bruxelles. Espulsione di diplomatici russi, raffreddamento dei rapporti con il Cremlino, divieto di ingresso per i responsabili dell’attacco a Alexei Navalny: l’Unione europea si prepara a ricorrere al solito armamentario di sanzioni, dopo che Angela Merkel ha chiesto una “risposta comune” all’utilizzo del Novichok contro il principale oppositore a Vladimir Putin. Ma è la stessa cancelliera tedesca ad avere in mano la sanzione più dura per punire l’ennesima violazione di un trattato e del buon costume internazionale. Paradossalmente è dal suo stesso campo politico che arrivano le pressioni più forti per schiacciare quello che alcuni considerano come un bottone nucleare nelle relazioni con Mosca: abbandonare o sospendere il gasdotto Nord Stream 2. “La Russia persegue una politica inumana e sprezzante. I rituali diplomatici non sono più sufficienti”, ha scritto ieri su Twitter Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri del Bundestag e candidato alla leadership della Cdu di Merkel. “Dopo l’avvelenamento di Navalny abbiamo bisogno di una risposta europea forte, che Putin capisca: l’Ue dovrebbe decidere congiuntamente di fermare Nord Stream 2”, ha detto Röttgen. Le resistenze nel governo tedesco sono potenti, a partire dalla Spd (l’ex cancelliere Gerhard Schröder è presidente di Nord Stream e Rosneft) e dal ministro dell’Industria della Cdu Peter Altmeier (sempre attento agli interessi delle grandi imprese). Ma la posizione di Merkel potrebbe evolvere. Subito dopo l’avvelenamento di Navalny, aveva esplicitamente detto che Nord Stream 2 andava trattato come una questione separata. Ieri Merkel non ha ribadito la sua posizione.
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