Il ministro degli Esteri è convinto che con un minimo di stabilità politica e la ripresa della produzione petrolifera Tripoli e Bengasi possano davvero diventare un'occasione per le aziende italiane. Ma deve vedersela con la Turchia da una parte e gli Emirati dall'altra e una situazione ancora molto pericolosa
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, risponde ad alcune domande specifiche del Foglio che riguardano la Libia – tutte tranne una – perché pensiamo che quel paese a meno di un’ora di volo dalla costa dell'Italia sia un dossier fondamentale. Sicurezza, energia, immigrazione, tutti i temi che ci toccano da vicino passano per la Libia. Il problema è che stiamo perdendo molto rapidamente la nostra capacità di tenere sotto controllo quello che succede dall’altra parte del mare. Per un anno abbiamo tentato una faticosissima mediazione per far cessare la guerra civile, che però è finita non grazie alla diplomazia ma grazie alle armi (l'intervento della Turchia ha costretto le forze del generale Haftar a battere in ritirata).
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