Milano. Quando le cose vanno male con l’Europa, Londra guarda oltreoceano, e cerca là rassicurazioni. Lo ha fatto anche quest’estate, perché uno degli strumenti di compensazione più forti che ha il Regno Unito riguardo alla Brexit è l’accordo commerciale bilaterale con gli Stati Uniti: il divorzio con l’Unione europea ha senso se si trovano nuovi partner, insomma. In questo senso Boris Johnson, premier inglese, e Donald Trump, presidente americano, sono sulla carta i partner più affiatati: condividono il disprezzo nei confronti dell’Europa e si sono scambiati più volte frasi di sostegno reciproco – si ammirano l’un l’altro, sostiene l’ex ambasciatore inglese a Washington, Kim Darroch, che però non ha un buon rapporto con nessuno dei due perché si è dovuto dimettere per via di un’indiscrezione acida nei confronti di Trump e non ha avuto alcuna copertura da Johnson. Al di là dell’affiatamento però, la trattativa tra Regno Unito e America per l’accordo commerciale non sta andando bene. Il tour negoziale di agosto non ha portato ad alcun risultato concreto e molti addetti ai lavori sostengono che ora gli incontri siano in pausa perché si aspetta di capire che cosa ne sarà della presidenza Trump al voto di novembre. In ogni caso, quel che doveva essere un negoziato rapido e sostenuto da tutti non stava rispecchiando le aspettative.
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