Non si dorme mai tranquilli con queste elezioni americane del 2020. I possibili pasticci spuntano come funghi. Non appena si finisce di preoccuparsi per uno, ecco che subito ne spunta un altro. Al problema (perché è un problema, per tutti, repubblicani inclusi) della possibile vittoria di Trump (secondo FiveThirtyEight ad oggi ha il 28% di possibilità di venire rieletto, più di una su quattro), se ne sommano a bizzeffe, da quello delle possibili interferenza russe (o cinesi o vattelappesca) a quello della fragilità di Biden, da quello malpancisti della fronda dei #BernieBros alla pandemia che chissà cosa farà, da quello delle rivolte di BLM alla disinformazione sui social. Tutto si mescola in un grande frullatore da cui esce il più trumpiano dei risultati, ossia il caos, l’incertezza, la rabbia, l’incomprensione: le macerie di Babele dieci minuti dopo l’Ira di Dio.
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