Bruxelles. L’Europa sta imparando che usare le maniere forti con la Cina può produrre risultati, dopo che ieri Xi Jinping ha accettato di dare impulso politico a un accordo sugli investimenti con l’Ue. Ma la riunione virtuale con Angela Merkel, Charles Michel e Ursula von der Leyen prefigura soprattutto un cambio di paradigma nella politica europea sulla Cina. “Bisogna cooperare, ma senza farsi illusioni: è necessario farsi ispirare dal principio di realtà”, ha detto Merkel. La videoconferenza con Xi Jinping è stato il succedaneo di un vertice fisico, che avrebbe dovuto tenersi a Lipsia con tutti i capi di stato e di governo dell’Ue: una grande messa sotto la bandiera della presidenza tedesca, per celebrare le relazioni tra Ue e Cina, rivali strategici sui valori, ma partner per difendere il multilateralismo e rigettare le guerre commerciali. La primavera del 2020 ha costretto Merkel a cambiare i suoi piani. Il summit Ue-Cina di Lipsia è stato cancellato, ufficialmente per ragioni sanitarie, in realtà per i molti contenziosi che si sono aperti dall’inizio dell’anno: la mancanza di trasparenza sul Covid-19, la repressione e la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, i campi di internamento per un milione di uiguri nello Xinjiang, la “Wolf diplomacy” nelle capitali Ue, la guerra di propaganda e disinformazione online. La riunione è stata dunque declassata da “summit” a “incontro in videoconferenza tra leader”. Ed è stata preceduta da dichiarazioni e toni molto più fermi da parte dei leader dell’Ue. In giugno, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva minacciato “conseguenze serie” su Hong Kong e aveva gettato un’ombra sulla possibilità di concludere un accordo sugli investimenti perché Pechino non era disponibile a concessioni serie. “I progressi implicano cooperazione da parte di entrambi, implicano reciprocità e implicano fiducia”, aveva detto von der Leyen dopo una videoconferenza con il premier, Li Keqiang. L’estate sembra aver portato consiglio a Pechino, almeno sull’accordo degli investimenti, che dovrebbe permettere alle imprese europee di avere un maggior accesso e di godere di maggiore protezione nell’immenso mercato cinese. Negli ultimi tre mesi l’Ue ha registrato dei progressi su tre temi su cui la Cina frenava: disciplina per le imprese statali, regole sul trasferimento forzato di tecnologia e trasparenza sui sussidi pubblici. Questo è “importante”, ma “resta molto da fare su altri capitoli rilevanti dell’accordo, in particolare su due aree: l’accesso al mercato e lo sviluppo sostenibile”, ha detto ieri von der Leyen. Per concludere l’accordo sugli investimenti l’Ue si aspetta che la Cina rimuova altre barriere ai mercati. L’obiettivo non è più (solo) la reciprocità e la parità di condizioni, ma “riequilibrare un’asimmetria”, ha spiegato von der Leyen: “La Cina deve convincerci che vale la pena avere un accordo sugli investimenti”.
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