L’Amministrazione Trump ha tentato di raggiungere quattro accordi di pace. Uno con il dittatore della Corea del nord, Kim Jong Un, ma la stretta di mano storica non ha portato a nulla e il programma atomico coreano è ancora lì, pericoloso come all’inizio del mandato e forse di più. Un secondo accordo è con i talebani in Afghanistan e sembra molto più a portata di mano, ma più che un accordo di pace storico è un “noi ci ritiriamo, adesso vedetevela fra di voi”. Le premesse non sono buone, dieci giorni fa una bomba è esplosa mentre passava il convoglio del vice presidente Amrullah Saleh, ex capo dell’intelligence, un duro della fazione anti talebani, e ha ucciso dieci persone. I talebani hanno negato ogni responsabilità, ma se anche fosse vero vuol dire che è stata una delle fazioni altrettanto violente che loro non controllano. Gli americani firmano e lasciano il paese, non è un accordo di pace. Il terzo tentativo riguarda l’Iran, il presidente americano Donald Trump aveva promesso un accordo sul nucleare con gli iraniani “molto meglio di quello fatto da Obama”, che era “il peggior accordo della storia”, ma non ci è riuscito, per quanto tenesse molto a essere protagonista di una scena che sarebbe senz’altro stata storica: la stretta di mano tra un presidente americano e un leader dell’Iran. Il quarto tentativo di pace riguardava paesi arabi e Israele e in questo caso il successo è stato pieno e innegabile, anche se le due parti si erano già avvicinate da tempo senza darlo troppo a vedere.
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