L'Amministrazione Trump accelera la campagna anticinese, colpisce due app che hanno decine di milioni di utenti negli Stati Uniti e spedisce il segretario di Stato in Italia il 30 settembre per parlare della posizione del governo, che è il più esposto verso Pechino, e della questione 5G che da noi è ancora legata all'azienda cinese Huawei
Mercoledì 30 settembre il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, sarà a Roma per parlare con il governo italiano – ma prima sarà ricevuto in Vaticano – e secondo una fonte diplomatica del Foglio l’argomento centrale dei colloqui in programma sono i rapporti con la Cina. L’Amministrazione Trump è nel mezzo di una campagna molto forte contro il governo cinese, l’Italia è il paese dell’Europa che più si è esposto con la Cina e c’è la questione del 5G (l’infrastruttura per i collegamenti internet ultraveloci, che l’azienda cinese Huawei si offre di costruire nel nostro paese grazie alle sue conoscenze avanzate) che ancora non è stata risolta in modo soddisfacente dal punto di vista degli Stati Uniti – il governo italiano ha dato molte rassicurazioni, ma per l’Amministrazione Trump non bastano, è un problema di sicurezza molto sentito. La visita in Italia fa parte di una campagna agguerrita dell’Amministrazione contro la Cina, che ieri ha prodotto un’ingiunzione molto dura: da domenica notte le app WeChat e TikTok – entrambe cinesi – non potranno essere più aggiornate sul territorio americano. Per la Casa Bianca è una questione di sicurezza nazionale, sostengono che le due app raccolgono dati di cittadini americani e li passano al governo cinese – perché l’assunto di partenza, alquanto corretto, è che tutte le aziende cinesi fanno quello che vuole il governo della Cina. C’è da considerare che siamo vicini alle elezioni presidenziali e l’Amministrazione vuole apparire più dura che mai con la Cina, perché uno degli argomenti d’attacco dei trumpiani contro lo sfidante Joe Biden è che il democratico sarebbe troppo moscio con la minaccia cinese. Ma la preoccupazione per la sicurezza degli americani non è campata per aria. A luglio un programmatore intervistato dal sito Bored Panda aveva smontato TikTok – per essere precisi aveva analizzato e riscritto tutta la app per capire come funzionava – e aveva concluso che in pratica la sua funzione principale è quella di registrare la quantità maggiore di dati degli utenti più che essere un social network. Se si pensa che cento milioni di americani hanno scaricato TikTok sui loro telefoni e che diciannove milioni lo usano regolarmente, si vede che un problema c’è.
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