Un anno fa di questi tempi i militanti laburisti cantavano a squarciagola il nome di Jeremy Corbyn, che prometteva di rivoluzionare la Gran Bretagna. Oggi gli architetti del “progetto” corbyniano – così lo chiamano i suoi sostenitori più accaniti – si riuniscono in una chiamata su Zoom, a cui Il Foglio ha assistito, e promettono battaglia. “Questo non è il tempo di abbandonare la nave”, dice Ian Lavery, ex presidente del partito e uno dei custodi del corbynismo. I membri del Socialist campaign group, l’ala più radicale del Labour, si sentono dei corpi estranei nel partito di Keir Starmer. Il nuovo leader non viene mai criticato direttamente ma ogni dirigente lancia una frecciatina contro di lui. “Il Labour deve proporre una visione”, ripetono molti nostalgici corbyniani che vedono il ritorno dei moderati alla guida del partito come una minaccia esistenziale.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE