Roma. Secondo un sondaggio pubblicato dall’emittente televisiva Ard, l’87 per cento dei tedeschi crede che la Germania dovrebbe accogliere i rifugiati del campo di Moria, sull’isola di Lesbo, in Grecia; il 43 per cento crede che la nazione debba farlo a ogni costo, il 44 invece ritiene che accogliere sia necessario ma che vada fatto con il coordinamento dell’Unione europea. I tedeschi, cinque anni dopo il “Wir schaffen das” (possiamo farcela) della cancelliera Merkel, che nel 2015 decise di far arrivare ottocentomila rifugiati lanciando un segnale fortissimo per tutta l’Ue, pensano ancora che il ruolo del loro paese stia nell’obbligo di rispondere alle crisi umanitarie, di farsi vedere pronti, accoglienti, presenti. Lo scorso fine settimana nella città renana di Colonia c’è stata una manifestazione per protestare contro l’indecisione da parte del governo tedesco, che ha detto di essere pronto ad aiutare i rifugiati ma che ancora, da quando c’è stato l’incendio nel campo profughi, non ha preso decisioni definitive. Colonia l’avevamo lasciata a quel 31 dicembre del 2015, quando durante la notte dell’ultimo dell’anno c’erano state diverse violenze sessuali da parte di aggressori che venivano soprattutto dalla zona del Maghreb. A quelle aggressioni seguirono proteste, i movimenti di estrema destra come Pegida avevano riempito le strade della città, che per rialzarsi e per ragionare su quanto accaduto durante la notte di San Silvestro di cinque anni fa ha impiegato del tempo, ma adesso si sente di nuovo pronta ad accogliere. Gli abitanti dicono che è nella loro natura, che Colonia è un posto aperto e tollerante che, come ovunque in Germania, ha visto l’estrema destra crescere più di quello che si sarebbe aspettata, ma non ha perso i suoi valori. Nelle elezioni locali del 13 settembre scorso, il candidato sindaco dall'AfD ha ottenuto il 4,4 per cento – 1,2 punti in più rispetto al 2015 – il ballottaggio domenica sarà tra Henriette Reker, sindaca uscente, e un socialdemocratico. La Reker è un avvocato, era stata accoltellata da un neonazista cinque anni fa e recentemente era finita sulla lista assieme ad altri politici come Walter Lübcke – presidente cristianodemocratico del Consiglio regionale della cittadina di Kassel, ucciso davanti alla porta di casa da un militante dell’ultradestra – tutti colpevoli di aver portato avanti politiche di accoglienza. Alla morte di Lübcke la Recker aveva risposto che non si sarebbe lasciata intimorire, che non avrebbe fatto “passi indietro” e di conseguenza le erano arrivate moltissime minacce. Oggi la sua città dimostra di averla seguita e manifesta contro la titubanza del governo. Il ministro dell’Interno Horst Seehofer dopo l’incendio a Moria aveva parlato della possibilità di accogliere 150 persone, dopo le manifestazioni il numero è arrivato a 1.500. A Colonia i cittadini hanno fatto i conti in fretta, e secondo il sistema di redistribuzione di questi 1.500 ne arriveranno nella città renana circa quindici. I cittadini dicono che possono fare di più, che rispetto a cinque anni fa, quando improvvisamente si trovarono a dover creare alloggi e a dover formare una catena di assistenza per quattrocento persone in una settimana, oggi sono più attrezzati, hanno le infrastrutture e sanno come comportarsi.
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