“Tra dittature, ci capiamo. Gli uiguri vengono metodicamente ‘rieducati’. Deportazioni, campi di lavoro, incarcerazioni, torture, sterilizzazioni forzate… Pechino utilizza l'intera panoplia della sua immensa e ampiamente comprovata esperienza in questo settore. Non abbiamo sentito di manifestazioni davanti alle ambasciate cinesi a Islamabad, Teheran o Ankara. Nessuna bandiera cinese bruciata o calpestata. Nemmeno un gagliardetto. Le massime autorità turche e pakistane tacciono curiosamente. È vero che i torturatori cinesi non hanno pubblicato vignette. La libertà di espressione non è proprio cosa loro. I musulmani hanno il diritto di farli soffrire, non di farli ridere”. E’ con questo editoriale che il redattore capo di Charlie Hebdo, Gérard Biard, apre il numero con cui Libération ospita il settimanale satirico.
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