Madrid. Madrid si prepara al lockdown. L’ora X è la mezzanotte di oggi. O forse no. In meno di 24 ore la popolare Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunidad, ha cambiato idea tre volte. Prima ha firmato l’accordo con il ministero della Salute e le altre regioni spagnole. Poi lo ha stracciato. Infine ha deciso di impugnarlo davanti all’Audiencia Nacional, la Corte suprema spagnola. Come a dire, Madrid non va confinata. O meglio, non sarà lei a darne l’ordine. Quarantuno anni, laureata in Comunicazione, Ayuso è diventata una delle politiche più controverse nel panorama nazionale. E non solo per il suo ruolo, ottenuto in circostanze fortuite grazie a Pablo Casado, il “rottamatore” del partito popolare dell’èra post-Rajoy. Un flusso di dichiarazioni contraddittorie, superficiali e surreali (“negli ospedali coi soffitti più alti i pazienti guariscono meglio”) l’hanno resa celebre ai rotocalchi e ai più. Senza contare quello shooting fotografico apparso a maggio sulla prima pagina del Mundo: affranta, di nero vestita. Scatti di pessimo gusto, a detta di molti, soprattutto per i parenti delle vittime del virus.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE