I capi di stato e di governo nel vertice di ieri hanno dato il via libera all’idea di sviluppare “l’autonomia strategica” dell’Unione europea, un concetto promosso da Macron che dovrebbe servire a rendere l’economia del Vecchio continente più resiliente e meno dipendente dalla Cina, ma anche dagli Stati Uniti in preda al protezionismo. La pandemia Covid-19 ha mostrato fragilità in diversi settori legati alla sanità, mentre la digitalizzazione e il green deal espongono l’Ue alla corsa globale per accaparrarsi materie prime rare o tecnologie. Il problema è anche geopolitico: dipendere dalla Cina per le mascherine o dalla Russia per il gas significa mettersi nella posizione di farsi ricattare su Hong Kong o sull’avvelenamento di Navalny. “Raggiungere l’autonomia strategica mantenendo nel contempo un’economia aperta è un obiettivo fondamentale dell’Unione”, dicono le conclusioni del vertice, che non sono state oggetto di dibattito. Ma tra i paesi nordici c’è il sospetto che dietro “l’autonomia strategica” ci siano altri due concetti cari ai francesi: protezionismo e colbertismo. Alcuni passaggi delle conclusioni giustificano il timore.
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