Negli Stati Uniti sono cominciate le operazioni di voto anticipato per evitare le attese lunghissime che di sicuro ci saranno il 3 novembre e quest’anno molto più che nel 2016. Anche per il voto anticipato però gli elettori americani sono costretti a fare code molto lunghe, fino a sei ore, e affrontano la faccenda come se fosse una prova di pazienza con sedie, viveri e arrivi strategici alle quattro del mattino. In molti parlano di “voter supression”, quindi della malpratica politica da parte delle autorità di ostacolare gli elettori il più possibile – quando le autorità fanno parte dello schieramento politico che sa di essere indietro nei sondaggi. Il ragionamento è: in quel determinato luogo gli elettori voteranno perlopiù contro il mio partito, quindi meno persone riusciranno a votare e minore sarà l’entità della sconfitta. Alcuni non avranno voglia di aspettare per ore. Altri tenteranno ma poi dovranno abbandonare la fila per andare a lavorare, perché non avranno voglia di prendersi un intero giorno di vacanza soltanto per votare. In alcuni casi, la voter suppression ha persino il potenziale per rovesciare i risultati: se riesco a scoraggiare abbastanza elettori avversari posso vincere le elezioni anche se in partenza i miei elettori erano molti meno.
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