Il potere cambia. Si trasforma anche radicalmente sotto i nostri occhi. Con la pandemia, ha notato Carlo Galli in Repubblica, le prerogative dell’esecutivo (la famosa disquisizione sui dpcm e sul controllo delle vite degli altri) si intrecciano a quelle delle Regioni, assemblee elettive e legislative territoriali immediatamente investite di responsabilità e di competenze nel governo del territorio (via ordinanze), mentre il Parlamento, una volta luogo privilegiato della decisione affidato ai partiti costituzionali, è cassa di risonanza di proclamazioni unilaterali ineffettuali. Questo per certi aspetti è un effetto necessario, conclude il politologo Galli, per un altro aspetto è un punto di domanda sul futuro dell’equilibrio che fonda lo stato nazionale, la sua unità. Da anni i segni ci sono: nordismo, federalismo e autonomismo, oltre alla dialettica pro e contro l’europeismo, fanno parte del novero. Ora i segni sono ancora più evidenti e ravvicinati, bisognerà scrutarli ancora e interpretarli.
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