Quando al New York Post, un tabloid di Rupert Murdoch, è arrivato l’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, con delle presunte prove molto gravi contro Joe Biden, i due giornalisti che avrebbero dovuto scrivere il pezzo si sono tirati indietro. Avevano dubbi seri sulla credibilità della storia (persino Fox News l’aveva rifiutata). In teoria l’articolo doveva essere una “October surprise”, vale a dire una notizia sconvolgente che travolge proprio all’ultimo l’andamento di una campagna elettorale – in questo caso di Joe Biden, il candidato democratico che nei sondaggi ha molti punti di distacco rispetto a Donald Trump. In pratica alla fine uno dei due, Bruce Golding, ha accettato di scrivere l’articolo ma senza firmarlo (è una cosa che non succede, soprattutto se hai in mano informazioni spettacolari). Però c’era bisogno di indicare qualcuno come autore perché uno scoop da prima pagina senza firme sarebbe ridicolo. E così il pezzo alla fine è stato firmato da Emma-Jo Morris, che non aveva mai scritto prima un solo pezzo ed è arrivata al giornale ad aprile dopo anni passati a lavorare con Sean Hannity, il giornalista televisivo che Trump sente spesso come consigliere, e da Gabriella Fonrouge, una giornalista che ha scoperto che il suo nome era stato messo sull’articolo soltanto quando ha visto il giornale stampato (le fonti che raccontano queste cose al New York Times sono interne al New York Post).
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