Gerusalemme. Dopo un mese di chiusura totale del paese, Israele prova a ripartire con una nuova strategia per emergere dal secondo lockdown. Secondo quanto deciso dal ministero della Salute, sarà un allentamento delle restrizioni graduale in otto fasi quello che restituirà agli israeliani, per quanto possibile, la vita di sempre. Dal 18 settembre era vietato allontanarsi più di un chilometro dalle proprie abitazioni, se non per una ragione di comprovata necessità e, nonostante l’occorrenza delle feste ebraiche, tempo di riunioni familiari, era proibito visitare parenti e amici. A distanza di un mese, il governo ha dato l’autorizzazione di sospendere queste misure, oltre che di permettere la riapertura delle scuole materne, delle attività commerciali che non prevedono un contatto con il pubblico, di spiagge e parchi. Ai ristoranti è permesso il servizio d’asporto e sono state sospese le limitazioni alle manifestazioni di protesta. Non sarà così, però, in alcune zone rosse, ad alto tasso di contagio, abitate da un gran numero di ebrei ultraortodossi, restii ad accettare le restrizioni e colpiti dalla pandemia in modo consistente. Secondo il Prof. Hezi Levi, Direttore Generale del ministero della Salute, infatti, il 34 per cento dei casi di coronavirus in Israele viene dalla comunità Haredim.
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