Barnier ha delineato molti dettagli del “deal” possibile con il Regno Unito, ma restano divergenze sul level playing field, governance e pesca. Attesa per le mosse di Johnson: per rispettare la data del 1° gennaio, l'intesa deve essere trovata entro novembre
Un accordo tra l'Unione Europea e il Regno Unito sulle relazioni post Brexit “è a portata di mano”, ma “per un accordo bisogna essere in due e alla fine bisogna mettersi d'accordo”, ha detto Michel Barnier, presentando per la prima volta al Parlamento europeo i contorni di una possibile intesa con il governo di Boris Johnson, dopo che il primo ministro britannico ha minacciato un “no deal” e una “hard Brexit” con una “soluzione stile Australia”. Lo stallo sui negoziati non è tecnico, ma tutto politico. Barnier ha spiegato che Londra ha cambiato posizione sugli aiuti di stato, con “un'evoluzione” che va nella direzione richiesta dall'Unione europea. Il prossimo passo per l'Ue dovrebbe essere di trovare un modo per permettere a Boris Johnson di rivendicare un grande successo. Non sarà facile. Ma, se arriverà un segnale di apertura da Londra, i prossimi giorni saranno decisivi per un'intesa che si gioca tutta attorno al “level playing field” e alla pesca.
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