Parigi. L’attentato islamista perpetrato ieri a Nizza dal tunisino Brahim Aouissaoui si aggiunge a una lista “troppo lunga” di attacchi contro la Francia, ha detto oggi in un’intervista al Figaro il filosofo Alain Finkielkraut. Secondo l’accademico, non è solo la République il bersaglio del terrore islamista, è la Francia come civiltà che questi assassini voglio distruggere al grido di “Allah Akbar!”. “Il terrorismo non è un fenomeno in sé. Fa parte di un tutto, e questo tutto è l’odio della civiltà francese. Il crimine di Nizza conferma questa diagnosi. Da un ‘Allah Akbar!’ all’altro, da Mohamed Merah all’attentato di ieri, la Francia è presa di mira nella sua dimensione ebraica, nella sua dimensione laica e nella sua dimensione cristiana. Possiamo pur continuare a protestare con la nostra buona volontà e a lottare con ardore contro tutte le discriminazioni, ma il nemico è comunque davanti a noi e non ci perdona di essere ciò che siamo”, afferma Finkielkraut, prima di aggiungere: “La decapitazione di Samuel Paty non è stata pianificata né commissionata dallo Stato islamico. Non ha il marchio di nessuna organizzazione nazionale e internazionale. Ma non per questo è l’atto di un lupo solitario. Questo attacco è stato preceduto da una cabala, che ha coinvolto il padre di un’alunna, un predicatore antisemita e alcuni studenti che, dietro compenso, hanno designato il professore all’uccisore, nonostante quest’ultimo non avesse nascosto la sua volontà di umiliarlo e colpirlo per aver mostrato le caricature del Profeta in classe. Questo attentato mostra la continuità esistente tra l’islamismo ordinario e il terrore sanguinario”.
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