Da ieri mattina, Christian Estrosi, sindaco di Nizza in quota Républicains, si trascina con aria da sceriffo da un parte all’altra della sua città e risponde a tutte le interviste con toni marziali, denunciando “l’islamofascismo” che continua a uccidere innocenti e invocando una modifica della Costituzione per combatterlo. Ma dietro le dichiarazioni roboanti, c’è la realtà di una città, Nizza, che ha il record di partenze per il jihad in Siria e interi quartieri abbandonati all’islam separatista per colpa del clientelismo elettorale di Estrosi, del suo lassismo e delle liaisons dangereuses con alcune frange estreme del mondo musulmano francese. Subito dopo l’attentato del 14 luglio 2016, quando il terrorista islamico Mohamed Lahouaiej-Bouhlel si scagliò con un camion sulla promenade des Anglais uccidendo ottantasei persone, il quotidiano ginevrino Le Temps andò a farsi un giro nei quartieri est di Nizza, lì dove viveva l’attentatore, e venne fuori un ritratto che per la prima volta smentiva la narrazione securitaria di Estrosi: a l’Ariane, ai Moulins, a Bon Voyage e agli Abattoirs, islamisti in qamis e in djellaba promettevano ai giovani diecimila euro se si arruolavano nello Stato islamico in Siria. “Siamo invasi. Sono i padroni del quartiere, sono gli dèi”, aveva dichiarato al Temps un abitante locale. Tra questi “padroni”, c’erano anche i contatti locali di Omar “Omsen” Diaby, il più influente reclutatore di jihadisti francese, arrestato lo scorso 29 agosto a nord-ovest della Siria.
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