Per contenere la tensione, molti funzionari locali di molti stati hanno deciso che, anche laddove ci sia obbligo di mascherina, faranno votare anche senza, magari in un’area apposita: è un modo per evitare discussioni ai seggi, hanno raccontato alcuni al Financial Times, visto che la mascherina è stata talmente politicizzata che metterla o no è già una dichiarazione di voto.
C’è di che entusiasmarsi nel guardare i numeri dell’America che vota: circa 70 milioni di persone hanno già votato o in presenza o via posta per le presidenziali che si terranno il 3 novembre, quasi la metà dell’intera affluenza del 2016, con ancora il fine settimana davanti. I dati su questi voti dicono che gli under 30 potrebbero superare il record di affluenza del 2008 (con Barack Obama) alle presidenziali e ripetere la mobilitazione già molto consistente del voto giovanile alle elezioni di metà mandato del 2018. Le ragioni dell’affluenza under 30 sono spiegate dagli esperti così: il coronavirus, l’uccisione di George Floyd, Greta Thunberg, la strage di Portland. Il presidente del think tank liberal Ndn, Simon Rosenberg, la definisce la “tempesta perfetta” necessaria per mobilitare i giovani, anche se alcuni di loro hanno confessato al Washington Post che votare è “so cool” oggi, e perfettamente instagrammabile.
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