Negli Stati Uniti d’America è tornata la lotta di classe. Sì, proprio nel paese in cui la grande pancia della società aveva fagocitato, ingoiato, diluito sia il proletariato sia la borghesia, lasciando fuori due estremità sottili: il grande capitale e il sottoproletariato per lo più composto di “colored”, afro-americani, ispanici, asiatici, immigrati di prima generazione. Invece, ecco che arriva Donald Trump e sale in cattedra Karl Marx. Non ci credete? Lunedì scorso il presidente ha attaccato Joe Biden come nemico della classe operaia: “E’ un globalista puro e duro che vuole spazzare via le vostre acciaierie, chiudere le vostre fabbriche, uccidere i vostri posti di lavoro nelle miniere di carbone e per mezzo secolo ha sostenuto ogni orribile, terribile, ridicolo accordo commerciale”, ha tuonato The Donald a Lititz, una cittadina nel cuore della Pennsylvania. Lo stato dove nacque l’indipendenza (la dichiarazione fu firmata il 4 luglio 1776 a Phliladelphia), ha un ruolo chiave per la rielezione. E i lavoratori delle industrie minacciate dalla concorrenza cinese sono stati essenziali nella vittoria del 2016. Lo saranno di nuovo? A differenza da quel che pensava Marx, i proletari di tutto il mondo non sono portati a unirsi, la classe operaia è nazionale e molto spesso nazionalista, oggi diremmo che è local non global. Anche se il sostegno dei colletti blu è fondamentale, i pilastri del trumpismo sono molti di più. Mentre sono in corso le votazioni il presidente in carica ha molte frecce al suo arco e fedeli guardiani che gli reggono la faretra. Resta sfavorito dai sondaggi, tuttavia la sua rincorsa è impressionante: il rimbalzone economico nel terzo trimestre dell’anno (il pil è cresciuto del 33,1 per cento, anche se ha recuperato solo due terzi del prodotto perduto) lo aiuta e, dopo aver consolato i perdenti della “rustbelt”, la cintura della vecchia industria, arrugginita, ma ancora potente, adesso punta sulla “sunbelt”, la cintura del sole che si snoda dalla Florida. Contro tutti e contro tutto anche il caos con il quale ha gestito la pandemia.
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