L’Unione Europea è pronta ad altri quattro anni di Donald Trump? Dal 9 novembre 2016, quando si era svegliata in stato di choc dopo che Trump aveva smentito tutti i sondaggi riuscendo a superare Hillary Clinton promettendo di rompere con l’ortodossia dell’establishment americano sul ruolo politico ed economico degli Stati Uniti nel mondo, l’Europa ha avviato un processo di ristrutturazione interna. In parte è merito dello stesso Trump. L’Ue ha improvvisamente scoperto l’esistenza di trend transatlantici già in corso con la presidenza di Barack Obama. Il baricentro della politica estera americana si era spostato verso l’Asia. L’Europa e la sua sicurezza non era più il centro del mondo per gli Stati Uniti. Spinti dall’esuberanza del presidente francese Macron, e malgrado le reticenze iniziali della cancelliera tedesca Merkel, Trump ha costretto i 27 a sviluppare i concetti di sovranità e autonomia strategica per affrontare la nuova realtà americana. E, dopo quattro anni l’Ue, è meglio equipaggiata per il mondo con Trump. Ma l’Ue non è ancora pronta a essere un attore geopolitico globale autonomo che non ha bisogno della protezione degli Stati Uniti. “Altri quattro anni di Trump, circondato da consiglieri compiacenti che sono in linea con le sue idee più distruttive, potrebbero essere fatali per la partnership transatlantica”, spiegano Ian Bond e Luigi Scazzieri del think tank Centre for european reform (Cer) in un paper pubblicato ieri: “Potrebbero portare alla frammentazione della Nato e a un aumento dei conflitti all’interno dell’Ue”.
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