Lo Stato islamico ha rivendicato l’attacco di lunedì sera a Vienna e ha pubblicato sul suo canale ufficiale una foto e un video dell’attentatore Kujtim Fejzulai, un ventenne di origini albanesi nato in Austria. La foto che Fejzulai aveva pubblicato su Instagram poco prima dell’attacco fa parte dello stesso set, era soltanto un’anticipazione. L’uomo è stato in contatto con lo Stato islamico quasi fino all’ultimo momento, era in grado di fornire del materiale da pubblicare dopo la sua morte e di sicuro ha ricevuto istruzioni nel periodo precedente all’attacco. Il video dura 45 secondi, Fejzulai parla in arabo, recita una formula imparata a memoria per giurare fedeltà al capo dello Stato islamico, Abu Ibrahim al Qureshi, vero nome Amir al Mawla, che da poco ha compiuto un anno alla guida del gruppo terrorista e per ora non ha mai fatto sentire la sua voce nemmeno per un secondo in qualche messaggio audio – e a maggior ragione non si è mai fatto vedere in un video. Poi l’attentatore, con il nome di Abu Dujana al Albani, dice che “lo Stato islamico continuerà a esistere, per grazia di Dio”. Impugna il fucile e la pistola che ha usato durante il raid serale nel centro di Vienna. Nel giro di nove minuti si è spostato a piedi in sei diversi luoghi, ha ucciso quattro persone e ne ha ferite una ventina, ha creato l’impressione che non ci fosse soltanto un singolo sparatore ma una squadra di terroristi, è finito nei filmati di gente che lo riprendeva dalle finestre, infine è stato abbattuto dalla polizia. Indossava un finto giubbotto esplosivo, come accade spesso per attirare il fuoco degli agenti e morire “da martire”.
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