Le stime della Commissione dicono che c'è un problema tutto italiano

David Carretta

La crescita bassa e la ripresa lenta dell’Italia che in Ue subirà la peggiore seconda recessione del 2020. Le parole di Gentiloni

L’Italia è il paese che subirà la seconda peggiore recessione nel 2020 in Europa. L’Italia è nel gruppo delle grandi economie con la ripresa più lenta nel 2021-22. E l’Italia è con la Grecia l’unico stato membro con un debito sopra il 150 per cento del pil, con l’aggravante che non si avvierà rapidamente su un percorso di discesa. La seconda ondata della pandemia di coronavirus ha interrotto la ripresa dell’Ue e della zona euro, ha detto oggi la Commissione presentando le sue previsioni economiche d’autunno. Colpa dei lockdown generali o parziali reintrodotti dai governi nazionali per far fronte all’impennata dei contagi, bloccando il forte rimbalzo avvenuto durante l’estate. Così, secondo le previsioni della Commissione, l’economia della zona euro subirà una contrazione del 7,8 per cento nel 2020, prima di crescere del 4,2 per cento nel 2021 e del 3 per cento nel 2022. I dati sul pil dell’Ue a 27 sono appena migliori: meno 7,4 per cento quest’anno, che dovrebbe trasformarsi in un più 4,1 per cento il prossimo e in un più 3 per cento il successivo.

 

“Non abbiamo mai contato su una ripresa a ‘V’. Ora siamo sicuri che non ne avremo una”, ha detto il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. La recessione peggiore dovrebbe essere registrata in Spagna con una contrazione del 12,4 per cento. Subito dopo seguono l’Italia con il 9,9 per cento e la Francia con il 9,4 per cento. Ma, se si guarda all’orizzonte temporale delle previsioni emerge un problema tutto italiano: quando le cose vanno bene, la crescita è più bassa di tutte le altre; quando le cose vanno male, la recessione è tra le peggiori; quando le cose iniziano a andare meglio, la ripresa è molto più lenta. Nel corso del 2021 e 2022 solo due delle grandi economie, Germania e Polonia, ritroveranno i livelli di crescita pre Covid-19. Le altre dovranno aspettare il 2023. Ma la Spagna il prossimo anno dovrebbe registrare un aumento del pil del 5,4 per cento, seguito da un 4,8 per cento quello successivo.

 

La Francia dovrebbe crescere del 5,8 per cento nel 2021 e del 3,1 per cento nel 2022. L’Italia – pur essendo appena sotto della media della zona euro – è staccata dalle altre grandi economie: 4,1 per cento di crescita il prossimo anno e 2,8 per cento quello successivo. Le stime sono al di sotto di quelle programmatiche del governo, che nella Nota aggiornamento del Documento di economia e finanza punta rispettivamente al 6 per cento e al 3,8 per cento. La bassa crescita di produttività, le mancate riforme, i problemi negli investimenti continuano a frenare l’Italia, che tra due anni non avrà recuperato i livelli di pil di prima della crisi finanziaria del 2008. Il Covid-19 e il lockdown non c’entrano con i problemi strutturali dell’Italia. L’Istat mercoledì ha detto che la produttività del lavoro è aumentata di appena lo 0,2 per cento tra il 2014 e il 2019. Nelle sue previsioni, la Commissione non ha tenuto conto dell’effetto del Recovery fund sulla crescita. Ma non lo ha fatto nemmeno per Spagna e Germania perché i governi non hanno trasmesso sufficienti informazioni sugli investimenti e le riforme che intendono fare. Per contro, la Commissione ha già messo a bilancio i 20 miliardi di anticipo del Recovery fund che l’Italia riceverà in estate, permettendole di evitare di sfondare la soglia psicologica del 160 per cento sul pil. Nel 2020 il debito italiano arriverà al 159,6 per cento (contro il 158 previsto del governo), ma più che un picco sarà un plateau: secondo la Commissione, nei prossimi due anni il debito scenderà al 159,1 per cento (contro il 153,4 per cento indicato dall’Italia). Grazie agli acquisti della Bce, per il momento non ci sono problemi. La Commissione chiede a tutti di continuare con gli stimoli fiscali. “Credo che non ci sia oggi preoccupazione alcuna sulla sostenibilità dei debiti”, ha detto Gentiloni. Ma “c’è la necessità nel medio periodo di mettere il debito in un percorso di sostenibilità”, ha ammesso.

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