Dopo la disastrata gestione del virus, l’intensificarsi delle inchieste sui figli del presidente e l’ipotesi di messa in stato d’accusa, il sistema Bolsonaro - adesso orfano di Trump - è sempre più vicino a crollare su se stesso
La Repubblica federale del Brasile non è quella degli Stati Uniti d’America. Se l’elezione di Donald Trump nel 2016 era stata uno shock per la nazione faro del “mondo libero”, il suo omologo brasiliano aveva provato a spacciare la propria vittoria (e così era stata effettivamente percepita da una parte di elettorato e di analisti) come una svolta liberale dopo quindici anni di governo del Partito dei Lavoratori, ostile alle forze del mercato come al principio illuminista di separazione dei poteri. Un partito “corrotto” perché - sostanzialmente - “comunista”, ripeteva la destra brasiliana già prima dell’emersione nella scena politica di Jair Bolsonaro. Nonché portatore di una concezione “tropicale” della democrazia, che non è liberale ma organica e populista.
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