Ridere è sempre stato divino, e dunque umano. Ma ora corre il rischio di diventare diabolico. Come siamo passati dal riso liberatorio all’offesa del nemico. Non c’entrano solo Trump e Charlie Hebdo. Una storia
Potrebbe diventare un grande presidente, ha l’età per farlo, ma è probabile che nell’orecchio della gente resterà per sempre Sleepy Joe, secondo il nickname sarcastico che il suo predecessore, battutista compulsivo, gli aveva appiccicato in fronte, anzi sulla mascherina. E’ vero che un paio di volte Biden aveva provato a replicare “sei un clown”, ma per l’epiteto insultante, quello che fa sghignazzare sul divano i tuoi tifosi, ci vuole un talento particolare. Passerà molto tempo prima che si riaffacci alla Casa Bianca un presidente che usa i social con la spregiudicatezza di un ragazzino su TikTok, ma negli scorsi anni la derisione come moneta corrente del linguaggio pubblico ha fatto un salto di qualità da cui sarà difficile retrocedere. Dopo il presidente che chiamava Elizabeth Warren “Fake Pocahontas” e Kim Jong-un “Rocket Man”. Da sganasciarsi, i suoi.
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