Pur di non avere l’Unione europea che metta il naso nel modo in cui gestisce l’Ungheria e di evitare il rischio che la Commissione decida di tagliargli i fondi per il mancato rispetto dello stato di diritto, Vitkor Orbán è pronto a prendere in ostaggio il Recovery fund e a provocare una crisi maggiore nel pieno della seconda ondata della pandemia in Europa. Il primo ministro ungherese ha scritto una lettera ai presidenti di Consiglio e Commissione, Charles Michel e Ursula von der Leyen, e alla cancelliera Angela Merkel, per annunciare il suo veto al pacchetto di bilancio concordato a luglio, dopo che la presidenza tedesca dell’Ue e il Parlamento europeo giovedì hanno trovato un accordo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. “Anche se l’Ungheria è impegnata a favore della cooperazione, alla luce degli ultimi sviluppi non può fornire l’unanimità richiesta per il pacchetto adottato in luglio”, ha scritto Orbán. Il pacchetto include il bilancio 2021-27 da 1.074 miliardi, il Recovery fund da 750 miliardi e il meccanismo sullo stato di diritto. Su gran parte della legislazione c’è il voto a maggioranza. Ma l’Ungheria, come ogni altro stato membro, ha il diritto di veto sulla cosiddetta “decisione sulle risorse proprie” con la quale l’Ue intende alzare i massimali del bilancio pluriennale per permettere alla Commissione di andare sui mercati e indebitarsi per finanziare il Recovery fund.
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