Martedì l’Amministrazione Trump, entrata negli ultimi settanta giorni di mandato prima del giuramento di Joe Biden, ha notificato al Congresso la vendita di cinquanta F-35 Joint Strike Fighter agli Emirati Arabi Uniti. La questione diventerà l’argomento di discussioni dure perché non tutti i politici americani sono d’accordo con la cessione di queste armi così potenti a un paese arabo e anche in Israele c’è molta resistenza contro questo passo senza ritorno. In molti non vedono perché chiudere l’accordo in fretta e furia adesso, senza possibilità di pensarci meglio. Gli F-35 sono gli aerei militari più avanzati al mondo e sono anche il risultato del programma militare più costoso mai intrapreso dagli Stati Uniti. Il loro possesso grazie all’invisibilità ai radar e ad altri vantaggi tecnologici – il pilota può vedere e distruggere i bersagli molto prima di essere visto – cambia ogni equilibrio strategico e per questo motivo gli Stati Uniti li avevano venduti soltanto a Israele nell’area, che è considerato un alleato un gradino sopra gli altri paesi. Nel luglio 2018 tre F-35 israeliani decollarono da una base vicino a Tel Aviv e senza bisogno di rifornimenti e senza farsi individuare dai radar sorvolarono la capitale dell’Iran, Teheran, in quella che senza dubbio fu un’azione dimostrativa molto minacciosa. Quando i vertici dell’aeronautica iraniana lo scoprirono non ebbero il coraggio di confessare alla Guida Suprema che il paese era così vulnerabile alle incursioni dall’esterno – bombardieri israeliani sopra la capitale – e quando l’informazione cominciò a circolare furono licenziati.
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