Nella maggior parte dei casi, gli elettori hanno chiesto meno tasse, meno intervento pubblico e meno regolamentazione
E se, tra l’onda blu che non c’è stata e l’onda rossa che s’è infranta, negli Stati Uniti si stesse silenziosamente facendo strada l’onda gialla dei libertari? E’, ovviamente, una provocazione, ma fino a un certo punto. Il 4 novembre, l’America si è svegliata – politicamente – molto diversa da com’era prima di andare a dormire: Donald Trump, che solo quattro anni prima aveva espugnato il Partito repubblicano e la Casa Bianca, ha ricevuto un avviso di sfratto. Eppure, dietro il “flip”, è difficile individuare un rovesciamento ideologico. Men che meno si può parlare di una vittoria della componente più massimalista dei democratici, come pure hanno provato a insinuare Alexandria Ocasio-Cortez e la sua “Squad”. Altrimenti, non si spiegherebbe né la vittoria di Biden in alcune tradizionali roccaforti del Gop né l’esito delle contemporanee elezioni per il Congresso. Da un lato, Joe Biden e Kamala Harris sono riusciti a porsi come un’alternativa rassicurante alle follie trumpiane: l’uscente ha tentato in ogni modo di dipingerli come dei cripto-socialisti. Dall’altro, il presidente eletto dovrà usare tutta la sua diplomazia per affrontare un Congresso “diviso”, cioè a maggioranza repubblicana o comunque spaccato a metà (per avere i numeri precisi, occorre aspettare la fine dei conteggi e lo spareggio in Georgia).
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